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Asterisco Informazioni di Fabrizio Stelluto

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Crisi idrica del Po

19/06/2006
“Permanendo le odierne condizioni climatiche, gli apporti idrici, attualmente erogati dai laghi prealpini (Maggiore, Como, Garda, Iseo, Idro) e pari al 70% delle portate di concessione, potranno essere garantiti solo fino alla prima settimana di luglio. Dopo tale data, essendo stato raggiunto il livello idrico minimo, le acque in uscita dagli invasi potranno essere solo pari a quanto immesso da monte; statisticamente, ciò ammonta al 50% delle portate di concessione e sarà quindi necessario integrarlo con immissioni d’acqua derivata dai bacini idroelettrici”: è questa la conclusione, cui è giunto il Gruppo tecnico di esperti dell’Associazione Nazionale Bonifiche e Irrigazioni, convocato a Parma, presso l’Autorità di bacino del fiume Po, per valutare la grave situazione derivante dallo stato di sofferenza idrica del principale corso d’acqua italiano.

La portata del fiume Po, infatti, denota una situazione generale di bassi e stabili valori, dovuta agli insufficienti afflussi da monte, causati dalle scarse precipitazioni primaverili su Piemonte e Lombardia, unite al cosiddetto fenomeno dello “zero termico”, vale a dire il brusco abbassarsi delle temperature registrato tra fine maggio ed inizio giugno e che ha provocato il blocco dello scioglimento delle nevi alpine.

Attualmente le derivazioni irrigue dal fiume Po sono tra il 60 ed il 70% di quanto concesso in Piemonte e Lombardia, mentre in Emilia Romagna si riducono al 40% e sono addirittura azzerate nel Delta polesano veneto a causa della risalita del cuneo salino: l’uso dell’acqua fluviale “brucerebbe” i raccolti, giacchè si registra un tasso di salinità dieci volte superiore a quanto tollerabile.

Ulteriori abbassamenti del livello del fiume Po provocherebbero il blocco anche della grande asta irrigua del Canale Emiliano Romagnolo, la cui presa in località Palantone, nei pressi di Bondeno, ha registrato nei giorni scorsi la minima altezza storica: 2,58 metri sul livello medio mare; un simile dato venne avvicinato, lo scorso anno, solo alla fine di luglio!

A fronte della situazione disegnata, l’ANBI non può che ribadire l’urgente necessità di una nuova politica degli invasi, che permetta di trattenere le piogge invernali per utilizzarle nei momenti di necessità.



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