Crisi idrica del Po
La portata del fiume Po, infatti, denota una situazione generale di bassi e stabili valori, dovuta agli insufficienti afflussi da monte, causati dalle scarse precipitazioni primaverili su Piemonte e Lombardia, unite al cosiddetto fenomeno dello “zero termico”, vale a dire il brusco abbassarsi delle temperature registrato tra fine maggio ed inizio giugno e che ha provocato il blocco dello scioglimento delle nevi alpine.
Attualmente le derivazioni irrigue dal fiume Po sono tra il 60 ed il 70% di quanto concesso in Piemonte e Lombardia, mentre in Emilia Romagna si riducono al 40% e sono addirittura azzerate nel Delta polesano veneto a causa della risalita del cuneo salino: l’uso dell’acqua fluviale “brucerebbe” i raccolti, giacchè si registra un tasso di salinità dieci volte superiore a quanto tollerabile.
Ulteriori abbassamenti del livello del fiume Po provocherebbero il blocco anche della grande asta irrigua del Canale Emiliano Romagnolo, la cui presa in località Palantone, nei pressi di Bondeno, ha registrato nei giorni scorsi la minima altezza storica: 2,58 metri sul livello medio mare; un simile dato venne avvicinato, lo scorso anno, solo alla fine di luglio!
A fronte della situazione disegnata, l’ANBI non può che ribadire l’urgente necessità di una nuova politica degli invasi, che permetta di trattenere le piogge invernali per utilizzarle nei momenti di necessità.
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