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Acque sotterranee a rischio

23/06/2006
Acque sotterranee, fenomeno carsico: non tutti ne conoscono l’importanza ed i problemi a cui sono soggetti. Per discuterne, è stato organizzato a Venezia, all’Istituto Veneto di Lettere, Scienze ed Arti, un Convegno internazionale dal titolo: “Le carte di vulnerabilità degli acquiferi: strumenti a supporto della pianificazione”. Sono intervenuti docenti universitari, geologi, per capire i problemi, cercare le possibili soluzioni e, soprattutto, mettere in comune le esperienze maturate. I lavori sono stati introdotti dall’Assessore all’Ambiente della Regione Veneto, Giancarlo Conta, il quale ha parlato delle iniziative presenti in Veneto allo scopo di salvaguardare il patrimonio degli acquiferi; una di questi è la “Carta idrogeologica dell’altopiano dei Sette Comuni”, che analizza il fenomeno carsico.

Ma soprattutto, l’Italia, in particolare le Regioni Veneto e Molise, stanno partecipando al Progetto Kater II, finanziato dall’Unione Europea, che unisce Italia, Austria, Croazia e Slovenia, il quale si propone di dare un contributo per proteggere attivamente le risorse del territorio, nonché promuovere uno scambio di conoscenze a livello internazionale. Il progetto ha la durata di quattro anni e si concluderà nel dicembre 2006. Il costo ammonta a 3.348.336 euro.

“Tutto parte da una considerazione” ha detto Gehrard Kuschnig, Responsabile del Progetto: “quando ci sono spazi disponibili, si creano opportunità, le quali a loro volta generano interessi. Ma se gli interessi sono contrastanti, nascono conflitti. Quindi ci si pongono domande per risolvere questi conflitti. Per fare un esempio pratico: il 35% del territorio europeo è carsico. Il che è importante, perché in questo modo avviene la fornitura di acqua potabile, ma, allo stesso modo, nascono problemi per il limitato utilizzo del territorio. Ed ecco perché è nato il Progetto Kater II. L’obiettivo” ha continuato Kuschnig “è quello di creare un sistema per appoggiare decisioni nell’uso del territorio in tutte le sue accezioni, quindi l’uso urbano, agricolo, industriale, ecc.., tenendo conto di variabili come la meteorologia. Inoltre, si vogliono risolvere i conflitti per quanto riguarda la gestione del territorio e delle acque.”

E i conflitti non sono pochi. Basti pensare che le zone vulnerabili designate rispetto all’intera superficie di pianura sono il 61%. Il che è sicuramente un grosso problema, soprattutto per attività come l’agricoltura.

“La pianificazione regionale è volta a cercare acqua nelle zone – ahimè – più vulnerabili” ha affermato Corrado Soccorso, della Direzione per la Tutela dell’Ambiente della Regione Veneto. “Abbiamo acque di grande pregio, dal punto di vista qualitativo, quindi dobbiamo proteggerle. Le criticità” ha aggiunto “sono presenti soprattutto in corrispondenza delle foci dei grandi fiumi, quindi l’Adige, il Brenta e, in particolar modo, il Po.”

Soccorso ha inoltre sottolineato l’importanza delle acque sotterranee. “Proteggere le acque sotterranee significa anche proteggere le acque superficiali” ha detto. “Basti pensare ai fiumi di risorgiva, che sono cioè alimentati dalle acque sotterranee.”

A tal proposito, una mappatura può aiutare, ma non basta. “”la Carta delle Vulnerabilità Intrinseche è un’utile classificazione dell’ambiente sotterraneo,ma non è uno strumento di pianificazione. Affinché lo diventi, deve essere integrata” ha affermato Massimo Civita, Direttore della Linea di Ricerca “Vulnerabilità degli Acquiferi”del Politecnico di Torino, il quale ha aggiunto: “Va fatta la valutazione del rischio d’inquinamento, la quale non deve essere fine a se stessa, ma deve essere finalizzata a preparare un elenco di priorità d’intervento, quindi a predisporre piani di monitoraggio mirato a seconda dei livelli di rischio. Il tutto anche allo scopo di non sprecare risorse economiche”.



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