Nordest, vendemmia 2008: buona quantità, tiene la qualità
Molto però dipenderà dalle condizioni climatiche di settembre che, se soleggiato - come ha sottolineato Corrado Callegari, Amministratore Unico di Veneto Agricoltura - fresco e con buone escursioni termiche, potrà determinare ancora risultati positivi.
I dati sulle previsioni vendemmiali 2008 ridimensionano dunque alcune attese, “anche se - evidenzia lo stesso Callegari - tra due settimane si potranno avere orientamenti più precisi, in quanto il ritardo della fioritura e maturazione delle uve ha fatto slittare i tempi ottimali di analisi e raccolta”. In termini quantitativi dunque la vendemmia 2008 veneta si attesterà su un +1.7% con oltre 11 milioni di quintali stimati, dato che posiziona il Veneto sempre tra le prime realtà della produzione nazionale; per quanto riguarda la qualità, si prevede un grado zuccherino leggermente inferiore all’anno scorso, dovuto all’abbondanza di piogge primaverili. I più fortunati sono stati i terreni collinari caratterizzati da una buona esposizione, capacita di sgrondo e modeste riserve idriche: questi certamente potranno dare migliori prodotti e rese, mentre i più penalizzati sono stati alcuni vigneti nelle province di Verona, Treviso, Bolzano e in Friuli-Venezia Giulia, compromessi dalle violente gradinate di luglio e agosto.
I dati presentati confermano dunque un andamento comunque soddisfacente per il comparto vitivinicolo, mentre ciò che preoccupa i produttori è la nuova riforma della Organizzazione Comune di Mercato (OCM) del vino, tema affrontato durante La Tavola Rotonda che ha seguito la presentazione delle previsioni vendemmiali, e che secondo le principali organizzazioni professionali agricole e le stesse istituzioni, penalizzerebbe proprio le tipicità e l’identità territoriale dei nostri prodotti. A destare maggiore apprensione sono le nuove norme sulle etichettature e denominazioni dei vini, come sottolineato dal Prof. Vasco Boatto dell’Università di Padova, mentre da più parti emerge la necessità di potenziare le azioni comuni di promozione delle nostre produzioni all’estero (Antonio Motteran, Carpenè Malvolti), soprattutto nei mercati emergenti. Altro tema di grande attualità affrontato dagli esperti presenti al focus è stata la questione dell'estirpazione delle viti, misura estrema a cui il settore vorrebbe invece rispondere con un recupero e valorizzazione dei vitigni esistenti (Marco Calaon, Coldiretti). Ma è certo che la questione delle nuove denominazioni, come ha ricordato Giancarlo Prevarin (Cantina sociale Colli Berici), che modificherà le attuali DOCG, DOC e IGT in DOP e IGP, creerà notevoli problemi al settore favorendo quelle straniere. Soprattutto, ha ricordato Emilio Pedron (Gruppo Italiano Vini), in questo momento particolare che può essere definito di crisi della vitivinicoltura italiana. Lo stesso V.Presidente della Regione Veneto Franco Manzato, in chiusura del convegno ha poi ribadito la necessità di azioni di promozione del territorio e dei prodotti tradizionali il più possibile coordinate e condivise con altri settori trainanti dell’economia, quali il turismo e la cultura: la Regione sta vagliando un progetto per etichettare il “Prodotto Veneto” attraverso un marchio ombrello che ne identifichi la provenienza e sia in grado di far conoscere le nostre tipicità agroalimentari e culturali sia in Italia che all’estero.
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