Florovivaismo, commercio con l’estero non tutto rose e fiori
Infatti il settore non riesce a dare un elevato valore aggiunto alla propria produzione. L’indice che si ottiene dal rapporto tra export e import in termini di valore è pari a 1,5, mentre il medesimo indice calcolato in termini di volumi (peso) è pari a 3; ciò significa che il valore di una singola unità di prodotto esportata è appena un terzo rispetto al valore di una unità importata.
Analizzando il contributo di ciascun comparto alla composizione del saldo, emerge chiaramente che sono le piante vive a dare il maggior apporto positivo (+252 milioni di euro), seguite dal comparto foglie e fogliame (+74 milioni di euro). Risulta invece essere negativo il saldo generato dai fiori recisi (-97 milioni di euro) e dal materiale di base (bulbi, tuberi, radici) che presenta un deficit di circa 38 milioni di euro.
Nel complesso il commercio con l’estero sembra in continua espansione, e anche i dati sui consumi interni sembrano orientare verso l’ottimismo gli operatori del settore.
Dai dati Ismea-AC Nielsen, risulta infatti che nei primi cinque mesi del 2008 la spesa in fiori e fronde, piante, alberi e arbusti sia superiore a 1 miliardo di euro, +7% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Si tratta di una ripresa della domanda che segue però un anno negativo: nel 2007 infatti la spesa è stata di circa 2,1 miliardi di euro, in flessione del 5% rispetto al 2006.
La spesa in fiori ha superato il valore di 1,2 miliardi di euro, con una media mensile di 24 euro (in continuo calo dal 2004, quando era di 29 euro/mese); i consumi di piante hanno raggiunto i 900 milioni di euro, con una spesa media di 22 euro/mese, anch’essa in flessione.
Sono stati il Nord-Ovest è il Sud con la Sicilia a contribuire maggiormente ai consumi nazionali; ma mentre quest’ultima ha registrato un lieve incremento nel 2007 (570 milioni di euro, +3% rispetto al 2006), il Nord-Ovest segna una notevole flessione del valore della spesa (576 milioni, -10%), così come avvenuto anche nelle altre aree geografiche del Nord-est + Emilia-Romagna (495 milioni, -6%) e Centro + Sardegna (470 milioni, -4%).
Altri dati interessanti: per quanto riguarda i canali d’acquisto, la vendita di piante avviene principalmente attraverso il negozio tradizionale (39%) e il garden center/vivaio (32%), mentre risulta residuale la quota detenuta dalla Grande distribuzione (10%). Il negozio tradizionale detiene una quota di vendite in valore di fiori ancora più rilevante (57%), seguito in questo caso dal chiosco attrezzato in strada (20%).
Sono le persone di età superiore ai 55 anni a contribuire maggiormente alla spesa complessiva (46%) anche se è in aumento la frequenza di acquisto tra le persone della fascia di età dai 35 ai 44 anni. Casalinghe, lavoratori dipendenti e pensionati sono le tre categorie che acquistano con maggior frequenza fiori, per portarli in cimitero o per regalarli in occasione di una cerimonia o ricorrenza, e piante, in questo caso principalmente per abbellire la casa.
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