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Federalismo: più sacrifici da Regioni e Province autonome

22/09/2008
Ad esclusione di Sicilia e Sardegna, le Regioni e le province a statuto speciale sono i territori dove si vive meglio e proprio per tale ragione sono quelle che in futuro dovrebbero sacrificarsi maggiormente, cedendo un po’ del loro benessere a quelle più in difficoltà”. Questa la premessa per un Federalismo fiscale unitario e solidale secondo Giuseppe Bortolussi della CGIA di Mestre.

“Insomma – prosegue Bortolussi – se il disegno di legge sul federalismo fiscale non prevede cambiamenti drastici ai bilanci delle Regioni e delle Province a statuto speciale, è opportuno, anche se in parte già previsto all’art. 20, che a quest’ultime sia chiesto qualche sacrificio in più delle Regioni ricche ma a statuto ordinario. I redditi, i consumi delle famiglie e i depositi bancari sono ben al di sopra della media nazionale – prosegue Bortolussi – e ricevono trasferimenti dallo Stato che mediamente sono attorno all’80% (del totale delle entrate tributarie regionali) rispetto ad una media di quelle ordinarie del 49,2%. E’ vero che hanno maggiori competenze delle realtà ordinarie ma queste differenze così enormi non si giustificano. Per questo ci sembra giusto che il loro contributo alla solidarietà debba essere molto generoso. Anche perché la situazione di benessere che registrano oggi è il frutto di quella specialità che in parte è stata sostenuta economicamente anche dalle regioni a statuto ordinario”.

Dichiarazioni quelle di Bortolussi della Cgia di Mestre, che giungono da indagini molto approfondite elaborate dal proprio Ufficio Studi e che si sono concentrate proprio sugli indicatori economici regionali e provinciali. Risultato: rispetto al reddito medio nazionale delle regioni a statuto ordinario di 11 mila 260 euro, quello rilevato in Valle d’Aosta è di 14 mila 191 euro, a Trento di 12 mila 849 euro, a Bolzano di 13 mila 644 euro e in Friuli Venezia Giulia di 13 mila 44 euro. Quando si parla della spesa media mensile per famiglia, mentre nelle regioni a statuto ordinario la media è di 2 mila 557 euro, nella provincia autonoma di Bolzano si arriva a 2 mila 866 euro. A Trento si scende a quota 2 mila 574 euro e in Valle d’Aosta si risale nuovamente a 2 mila 595 euro. E ancora le distanze vengono confermate con le cifre relative ai depositi bancari. La media nazionale procapite è di 13 mila 369 euro. Quella del Friuli Venezia Giulia è di 14 mila 430 euro, a Bolzano si arriva a 16 mila 356 euro, a Trento 15 mila 174 euro. Leggermente inferiore stavolta è il valore registrato in Valle d’Aosta (13 mila 273 euro).

Ma per gli esperti dell’associazione artigiani mestrina ci sono altri indicatori che narrano nitidamente le differenze in termini di ricchezza e qualità della vita in Italia. Si parte così dalla percentuale di occupati nel settore pubblico. Contro una media italiana di 56 dipendenti pubblici ogni 1000 abitanti, si arriva a quota 76, 2 in Valle d’Aosta, a 71, 6 in Trentino Alto Adige, a 68, 9 in Friuli Venezia Giulia. Lo stesso vale per la spesa pubblica primaria quella del complesso delle Amministrazioni pubbliche. Per le regioni a statuto ordinario si parla di una cifra pari al 42, 9 per cento del Pil; mentre in Valle D’Aosta è al 62,8 per cento, a Trento il 52,3 per cento, a Bolzano il 46,6 per cento e in Friuli Venezia Giulia si raggiunge il 49 per cento.

Seguono poi le spese per la pubblica istruzione. La media italiana procapite è di 934 euro, a Trento si arriva addirittura a quota 1.520. Quando si tratta di sanità poi, contro la media nazionale di spesa sanitaria procapite di 1.736 euro, si contrappongono i 2.202 euro procapite di Bolzano, i 1.989 della Valle d’Aosta e i 1.864 di Trento.

In primo piano rimangono comunque le risorse a disposizione delle Regioni. Si scopre infatti che rispetto alla media procapite nelle regioni a statuto ordinario pari a 1.714 euro, emergono le medie rilevate in Valle d’Aosta (7.495 euro procapite), a Trento (6.488 euro), a Bolzano (6.989 euro) e in Friuli Venezia Giulia (2.791 euro).

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