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Dealcolizzazione del vino

29/09/2008
Ci potrebbe essere presto il vino parzialmente “de-alcolizzato”, cioè che - con precise pratiche enologiche – veda ridotta la propria gradazione alcolica. Lo sottolinea, con qualche preoccupazione, la Confagricoltura a proposito di una tecnica di “allontanamento” dell’alcol dal vino per la quale non è ancora stata definita dall’OIV la monografia indicante le specifiche tecniche necessarie per una corretta applicazione, ma che potrebbe essere introdotta dalle nuove disposizioni comunitarie inerenti il settore vitivinicolo.

“Fra i Paesi europei produttori – rimarca Confagricoltura – c’è una forte volontà di ammettere la “dealcolizzazione”, contrari sono solo Italia e Grecia. Spagna e Francia sostengono la pratica e ritengono che allo stato attuale della sperimentazione sia possibile arrivare a de-alcolizzare fino a tre gradi”.

L’alcol e le altre sostanze sarebbero allontanate dal vino con una particolare apparecchiatura “spinning cone column” (una colonna a coni rotanti) che oltre ad allontanare l’alcol potrebbe alterare completamente anche il quadro aromatico. Si pone anche il problema di controllo sulla pratica in generale: che fine farebbe l’alcol sottratto?

La sensazione poi è che la dealcolizzazione segua essenzialmente una logica di manipolazione industriale lontana dunque dall’approccio più tradizionale che ci contraddistingue dai produttori del Nuovo Mondo.

Confagricoltura ha apprezzato che - sulle novità che si vogliono introdurre in campo enologico - si sia avviato un positivo dibattito a livello ministeriale e di filiera. Bisogna porre in essere tutti gli sforzi possibili per non penalizzare la qualità inconfondibile del vino italiano, riconosciuta a livello mondiale.

L’Organizzazione degli imprenditori agricoli non è contraria alle innovazioni in campo enologico ma sollecita che, in generale, le nuove procedure siano applicate solo dopo aver definito nel dettaglio le specifiche tecniche e dopo aver concordato a livello comunitario i limiti applicativi.

“E’ necessario – sottolinea Confagricoltura - non superare alcuni limiti, altrimenti si rischierà di produrre con tale tecnica anche ‘vini alcol free’, già oggi prodotti e commercializzati in alcuni Paesi Terzi, che potrebbero recare danni di immagine e percezione al vino “tradizionale”.

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