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Lavanderie, manutenzione capi: competenze e responsabilità

02/10/2008
Sono circa 2.400 all’ anno in Veneto le controversie tra lavanderie e clienti per capi danneggiati durante il lavaggio. Riguardano lo 0,02% del totale dei capi trattati. Poca cosa, in apparenza; appena due capi per lavanderia all’anno. Ma i pulitintori non ci stanno, vogliono azzerare questa percentuale. E avanzano una proposta: la Guardia di Finanza e le Camere di Commercio concentrino i propri controlli ed attenzione sulle “etichette” che, alla prova della lavanderia, appaiono difettose, con tessuti che reagiscono al lavaggio in modo anomalo.

La proposta è stata lanciata al convegno regionale “Manutenzione dei capi: la filiera delle competenze e delle responsabilità”, organizzato dalla Confartigianato del Veneto a San Donà del Piave: “Il pulitintore è l’ultimo anello della catena, quando un cliente gli porta un capo da lavare controlla l’etichetta, per verificare le caratteristiche del capo prima di lavarlo –spiega il presidente regionale e nazionale della categoria, Letizia Baccichet- Ma spesso l’etichetta manca, o non riporta correttamente le indicazioni. Così il capo viene danneggiato dal lavaggio, e il cliente se la prende con il pulitintore, mentre la responsabilità è a monte, di chi produce o di chi commercializza in Italia prodotti di Paesi remoti, senza avere effettuato i doverosi controlli di qualità, e senza aver controllato la correttezza delle etichette”. “Così, proponiamo che i controlli a campione non siano più casuali, ma mirati, che riguardino le etichette che determinano il contenzioso tra clienti e pulitintori. Siamo sicuri che se la nostra proposta passerà, se ne vedranno delle belle”.

Perché la proposta della Confartigianato possa diventare realtà, occorre avere l’opportunità di “inserire il progetto” all’interno del protocollo d’intesa recentemente siglato (all’inizio del 2008) tra Guardia di Finanza e Camera di Commercio di Venezia per una più efficace azione congiunta di tutela della concorrenza e dei consumatori. Grazie al quale, l’area per al regolamentazione del mercato della Cciaa potrebbe effettuare analisi sui capi di abbigliamento in commercio limitando l’azione verso quelli segnalati dai pulitintori invece che procedere a campione.

Spiega Baccichet: “Noi speriamo che ci venga data l’opportunità di avviare questa esperienza pilota che, se dovesse dare come credo esito positivo, potrebbe essere estesa certamente a livello regionale, attraverso Unioncamere, ma anche ad altre realtà territoriali. Non è da sottovalutare infine che, grazie alla nostra collaborazione e assieme ai consumatori, potremmo indirizzare le indagini della Cciaa e della Finanza, in modo che i controlli siano mirati sulle etichette e sui capi problematici, ottimizzando l’attività degli enti e l’utilizzo dei fondi pubblici”.

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