Trapianto di cornea: Venezia e Forlì fanno scuola nel mondo
E’ questo il frutto dell’ultimo progetto di ricerca nel campo dell’Eye banking attuato da Fondazione Banca degli Occhi del Veneto Onlus in collaborazione con il chirurgo oftalmologo Massimo Busin, responsabile del Reparto Oculistico della Casa di Cura "Villa Serena" di Forlì. La nuova tecnica è già stata utilizzata su una quindicina di pazienti, e rappresenta un grosso passo avanti nel campo del trapianto corneale.
L’INTERVENTO. Circa il 50% dei pazienti che oggi vengono sottoposti a trapianto di cornea soffrono di patologie che colpiscono solo un sottile strato posteriore del tessuto, l’endotelio. «Lo scopo di queste cellule endoteliali è permettere alla cornea di restare trasparente» spiega Gianni Salvalaio, tecnico di laboratorio di Fondazione che ha seguito il progetto. «Se un danno colpisce questo strato – continua - la cornea si opacizza, provocando un grave danno alla vista del paziente unito anche ad una sensazione di dolore. Occorre quindi sostituire la parte danneggiata».
Il concetto di trapianto selettivo di cornea si sta affermando sempre più nel campo della chirurgia oculare. In centri all’avanguardia come l’Ospedale Sant’Antonio di Padova, dove opera il chirurgo oftalmologo Alessandro Galan, da tempo si tende a trapiantare non l’intero tessuto corneale ma una sola parte anteriore o posteriore della cornea, a seconda delle patologie del paziente.
LA TECNICA. E’ proprio in questi casi che si inserisce la nuova tecnica messa in pratica dal professor Busin e Fondazione Banca degli Occhi. Il tessuto trapiantato corrisponde alla membrana basale di Descemet ed endotelio, un sottile strato che viene scollato dalla cornea donatrice con manovra semplicissima e senza rischio di traumi per gli occhi, ed è trapiantata altrettanto semplicemente riuscendo a restituire la visione ai pazienti in un tempo brevissimo, dell’ordine di poche settimane.
«La novità dell’intervento sta nella semplicità con cui è possibile separare la membrana da trapiantare – spiega il professor Busin - si usa una siringa connessa ad un ago sottile e si inietta aria immediatamente al di sotto dell’endotelio della cornea donatrice. Il risultato è una “bolla” che separa una parete di circa 20 micron, cioè 20 millesimi di millimetro di spessore, che altri non è che la nostra membrana con l’endotelio da trapiantare». Questa manovra può essere fatta dal chirurgo al momento dell’intervento, ma può anche essere eseguita nella Banca degli Occhi da un tecnico incaricato, che può conservare il tessuto donatore con la “bolla” fino a 7 giorni prima dell’invio al chirurgo.
IL RUOLO DELLA BANCA. Fondazione Banca degli Occhi da quasi 1 anno è in grado di preparare questi sottili lembi corneali, contenenti l’endotelio e la membrana di Descemet. «Un’operazione complessa che i tecnici di Fondazione Banca degli Occhi compiono al microscopio in ambiente sterile e utilizzando strumentazioni di microchirurgia – spiega il tecnico Gianni Salvalaio - ma che permette di selezionare accuratamente la parte del tessuto necessario».
I VANTAGGI. «Con questa tecnica la riabilitazione visiva si ha nel giro di poche settimane anziché di mesi o addirittura di anni - ribadisce il Professor Busin, che per primo ha applicato questa tecnica effettuando già una quindicina di interventi. - teoricamente, trapiantando solo una minima parte della cornea anche il rischio di rigetto viene ridotto».
«Questa tecnica rappresenta un ottimo esempio di collaborazione tra la Banca degli Occhi e un chirurgo pioniere del trapianto di cornea» sottolinea anche il dott. Diego Ponzin, direttore di Fondazione Banca degli Occhi, «e potrebbe essere utile inoltre in tutte le endocheratoplastiche, un tipo di intervento che negli Usa è cresciuto: in due anni si è passati da 1.500 a 7.000 interventi».
L’AMERICA CHIAMA FONDAZIONE. Anche per questo il direttore di Fondazione Diego Ponzin e il dottor Massimo Busin saranno ad Atlanta dall’8 all’11 novembre, per presentare la nuova tecnica nel congresso annuale organizzato dall’American Academy of Ophthalmology. La prestigiosa istituzione d’oltreoceano ha scelto infatti di presentare il frutto della sperimentazione ad una platea internazionale di circa 20.000 chirurghi oftalmologi, facendo rientrare il progetto italiano nella rosa dei dieci lavori meritori, scelti tra i circa 750 presentati.
Maria Paola Scaramuzza
Fondazione Banca degli Occhi del Veneto Onlus
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