Termalismo: bocciate le autorizzazioni “a tempo”
In entrambi i casi il Tar ha rilevato che la delibera del 2007 viola la legge regionale 22 dell’agosto 2002 che, sia per quanto riguarda le autorizzazioni sia per l’accreditamento, non prevede alcun limite temporale, assicurando lo svolgimento dell’attività senza soluzione di continuità.
«E’ una decisione importantissima e un successo della rappresentanza delle imprese - commenta la presidente della Sezione Terme e Turismo di Confindustria Padova, Giulia Zanettin prima firmataria del ricorso - arrivata in tempi record (11 mesi contro la media di 3-5 anni) a riprova dell’urgenza della questione sollevata dagli imprenditori termali con il pieno sostegno di Confindustria Padova. Oggi tiriamo un sospiro di sollievo per una sentenza positiva che dà certezze sulla continuità d’impresa e che riguarda tutti gli operatori del bacino euganeo e le oltre 160 aziende del comprensorio termale del Veneto».
La delibera della Giunta regionale n. 2417 del 31 luglio 2007 introduceva per la prima volta una durata quinquennale delle autorizzazioni (precedentemente a tempo indeterminato) e una procedura di rinnovo mediante una complessa autocertificazione a carico delle imprese. Per l’accreditamento al Servizio sanitario nazionale, cioè l’erogazione di prestazioni termali in regime di convenzione ovvero a carico del Ssn (in precedenza senza limiti temporali), la novità riguardava invece l’obbligo di rinnovare la richiesta ogni tre anni presentando una corposa documentazione, pena il decadimento della convenzione e la restituzione dei rimborsi ricevuti.
Per gli alberghi termali le nuove regole si sarebbero tradotte nell’ennesimo fardello di costi e oneri burocratici. Basti pensare che un’autocertificazione ai fini dell’autorizzazione, la cui spesa supera in media i tremila euro, prevede la verifica di una tortuosa check list di oltre 90 documenti. Un ritardo, un’imprecisione o un banale errore nella documentazione avrebbe potuto significare anche la chiusura dell’attività. Per molte aziende termali inoltre, l’incidenza economica delle prestazioni in convenzione con il Ssn oscilla fra il 60 e il 90% del fatturato. Introdurre una decadenza automatica e periodica dell’accreditamento avrebbe comportato pesanti effetti e incertezze sull’attività.
«Il Tar del Veneto - aggiunge Giulia Zanettin - ha stabilito un principio fondamentale: non deve essere la singola impresa termale a dimostrare di essere in regola ma l’ente che ne autorizza l’attività, ovvero la Regione, a verificare la permanenza dei requisiti. Un principio che fa chiarezza e dà agli operatori certezze e tranquillità».
«Il termalismo euganeo - conclude la presidente degli albergatori di Confindustria Padova - sta vivendo una fase delicata. Nei primi cinque mesi del 2008 abbiamo registrato un calo di presenze del 5,7% e se guardiamo alla clientela straniera la flessione è del 9,4 per cento. Enti locali e operatori devono, insieme, creare le condizioni per il rilancio, non aggiungere ostacoli all’attività d’impresa. Ben vengano i controlli della Regione, necessari per garantire un alto livello delle prestazioni, ma è assurdo pensare a oneri aggiuntivi per le imprese».
Sandro Sanseverinati - Ufficio Stampa, Studi e Relazioni Esterne
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