Km zero: è solo uno spot
“Le affermazioni dell’on. Ermete Realacci, ministro ombra dell’Ambiente del Pd, sembrano rispondere a questa logica. Con ciò -sostiene Politi- non vogliamo dire che la territorialità dei prodotti agricoli sia un problema di secondo piano. Niente affatto. Da sempre, come Cia, abbiamo agito per valorizzare il legame con il territorio. Ma da qui a fare proposte, come quella dell’esponente del Pd di invitare a consumare prodotti locali, significa ignorare l’aspetto economico dell’agricoltura, significa negare l’importanza di un’impresa agricola competitiva sui mercati, significa togliere linfa vitale ad una delle voci più significative, appunto l’agroalimentare, del ‘made in Italy’ nel mondo”.
“L’on. Realacci, che pare abbia spostato la linea di una sola organizzane agricola e non quella dell’agricoltura italiana, ci deve spiegare -aggiunge il presidente della Cia- come si possono consumare in ambito locale tutti i prodotti agricoli della zona. Pensiamo, ad esempio, all’uva in Puglia, agli agrumi in Sicilia e Calabria, all’ortofrutta in Emilia Romagna, al riso in Piemonte, alle mele in Trentino. Questo vorrebbe dire la fine del settore e la chiusura di tantissime aziende”.
“Questo tipo di ambientalismo proprio non ci piace. E’ un ambientalismo, quello dell’on. Realacci, che in passato ha causato molti problemi e non ha affatto risolto -rimarca Politi- le questioni ambientali. Noi siamo con il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano quando dice che ‘occorre fare uno sforzo per scoprire il legame che c’è sempre tra le esigenze dello sviluppo economico e quello della difesa dell’ambiente’. Ecco perché siamo sempre convinti che il ‘km zero’ è una vera assurdità, una scelta che danneggia l’agricoltura”.
“Non solo. Non è neanche la soluzione per rilanciare i consumi agroalimentari. Altre -rileva il presidente della Cia- sono le strade da battere, a cominciare da nuovi e più stretti rapporti di filiera che permettano di rendere più veloci ed efficienti i passaggi dal campo alla tavola e di ridurre i prezzi, rispondendo così alle esigenze dei cittadini. In questo modo si valorizza la qualità, la tipicità, il legame con il territorio e anche la stessa freschezza del prodotto agricolo”.
“All’on. Realacci consigliamo di esser più attento nelle sue affermazioni e di pensare che esiste un’agricoltura che è stata sempre sensibile all’ambiente e alla sua tutela, ad un’agricoltura che vuole operare in maniera valida e in stretto rapporto con i vari soggetti della filiera, ad un’agricoltura che intende affermare nel mondo la sua qualità e la sua tipicità, ad un’agricoltura forte e competitiva -conclude Politi- non esclusiva di una sola organizzazione professionale. Altro è unicamente confondere le idee e ingannare gli stessi consumatori”.
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