Sardegna: è il momento di umano cordoglio ma non basta
Secondo il Ministero dell’Ambiente, l’11,2% dei Comuni sardi ricade in aree classificate ad alto rischio idrogeologico, che interessano in Sardegna migliaia di ettari di superficie.
Lo stesso Ministero dell’Ambiente stimò in Sardegna, nel 2003, un fabbisogno complessivo per la difesa del suolo di 800 milioni di euro: a fronte di tale indicazione, va tuttavia evidenziato come dal 1998 al 2003, per interventi finalizzati alla difesa del suolo in Sardegna, furono spesi solo 27,81 milioni di euro, mentre, nel periodo 1999-2005, si dovettero però stanziare ben 47,61 milioni di euro per interventi urgenti, finalizzati a riparare danni subiti dal territorio per eventi atmosferici. È evidente che le somme destinate agli interventi di difesa del suolo erano (e sono) irrisorie rispetto ai fabbisogni.
La fragilità del territorio sardo è aggravata dalla progressiva contrazione della Superficie Agricola Utilizzata (S.A.U.) e dalla crescita, spesso disordinata, dell'urbanizzazione con il conseguente aggravarsi delle condizioni di manutenzione idraulica del territorio.
Il Censimento dell’Agricoltura, nel 1990, rilevava una S.A.U. pari a 1.358.229 ettari, equivalente al 56,4% della superficie della Sardegna (2.408.989 ettari). Il rilevamento ISTAT-INEA del 2003 indicava una riduzione della Superficie Agricola Utilizzata a 1.022.901 ettari con una perdita, in 13 anni, pari a 335.328 ettari, pari al 24,6%. Ipotizzando un'analoga riduzione anche per i prossimi 13 anni, nel 2016 si avrebbe una S.A.U. di soli 770.361 ettari con una perdita, rispetto al 1990, di 587.868 ettari, vale a dire il 24,4% della intera superficie regionale, pari alla somma dei comprensori dei Consorzi di bonifica Basso Sulcis, Sardegna Meridionale, Oristanese, Nord Sardegna e Nurra.
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