Rischio fallimento in calo; la crisi deve ancora arrivare
27/10/2008
Nonostante le difficoltà economiche in atto nel primo semestre del 2008 rispetto allo stesso periodo del 2007, il rischio fallimento delle imprese italiane è sceso dell’1,8%. In buona sostanza nei primi 6 mesi di quest’anno ci sono 246.100 imprese aventi in atto una procedura fallimentare non revocata. Nello stesso periodo del 2007 erano, invece, 250.631. Stiamo parlando di aziende aventi in atto un procedimento di amministrazione giudiziaria, o di bancarotta, o di concordato preventivo o fallimentare o di liquidazione coatta amministrativa. E’ questo il primo risultato emerso dall’analisi condotta dalla CGIA di Mestre sul rischio di fallimento delle imprese italiane. Secondo Giuseppe Bortolussi, segretario della CGIA di Mestre, “Gli effetti della crisi finanziaria in atto negli Stati Uniti non si è ancora fatta sentire. E’ probabile che con le statistiche aggiornate a fine anno le piccole imprese risulteranno essere le più colpite dalla recessione. Qualche segnale molto preoccupante lo si è registrato già in questo primo semestre.” Infatti, se si analizza la situazione dei primi 6 mesi del 2008 per classi di addetti, sono le aziende dai 20 ai 99 quelle che presentano l’incidenza percentuale di rischio di fallimento più elevata pari al 16,3%. Seguono le medio grandi imprese con oltre 100 addetti (7,7%) e chiudono la classifica con un rischio di fallimento più contenuto le micro imprese con meno di 20 addetti (4,6%)
A livello regionale, invece, l’incidenza più elevata del rischio fallimento si registra nel Lazio con una percentuale del 10,1% sul totale delle aziende regionali. Segue la Campania (6,8%), la Lombardia (5,3%) e il Friuli Venezia Giulia (5,1%). Chiude la classifica il Molise e l’Emilia Romagna (2,9%), le Marche (2,8%) e il Trentino A.A. con l’1,6%. Sulle 246.100 aziende in difficoltà il 28,6% è costituito da aziende artigiane. La più esposte sono quelle ubicate in Emilia Romagna (34,4%). Seguono la Lombardia e la Valle d’Aosta entrambe con un dato pari al 33,3%. Chiudono la graduatoria tre regioni del Sud. Sicilia e Basilicata (entrambe con il 21,9%) e la Campania con il 16,4%.
Elaborazione: Ufficio Studi CGIA di Mestre su dati Infocamere-Movimprese
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