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Asterisco Informazioni di Fabrizio Stelluto

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Apre Vinitaly China

19/11/2008
Veronafiere promuove il vino italiano in Cina con la decima edizione del Vinitaly China, l’evento internazionale di riferimento per il vino italiano all’estero con un tour che dal 19 al 22 novembre porta un centinaio di aziende italiane alla conquista delle città a maggior potenziale di consumo: Pechino, Shanghai e Macao. In queste tre città si concentra infatti il più alto tasso di crescita del consumo di vino nel mondo (a Pechino il consumo è aumentato del 50 per cento solo nel 2007) e fino al 2013 crescerà del 13 per cento l’anno.

Partecipano a Vinitaly China l’Unione Italiana Vini con il presidente Andrea Sartori per il progetto UE “The next quality experience” e Unaprol con Portfoil, il catalogo dei migliori oli extra vergine di oliva italiani.

“Con questa edizione – ha detto Camillo Cametti, consigliere di Veronafiere delegato alle attività internazionali durante l’inaugurazione della prima giornata di lavori – Vinitaly China taglia il traguardo dei dieci anni, continuando nel suo impegno di promozione del vino italiano. Le prospettive sono buone perché l’import dall’Italia continua a crescere come dimostrano i dati dei primi otto mesi dell’anno resi noti ieri dall’Istat, che parlano di quasi 51mila ettolitri per un valore superiore a 9,5milioni di euro contro meno di 41mila ettolitri e 8,4milioni di euro dello stesso periodo 2007. Si tratta di un aumento del 24,4 per cento in quantità e del 13,1 per cento in valore”.

“Per questo – spiega Giovanni Mantovani, direttore generale di Veronafiere – continuiamo a potenziare le attività di Vinitaly nel Paese, aggiungendo quest’anno la tappa di Macao, che dà ai produttori italiani un’importante chance in un mercato di consumo potenzialmente molto interessante”.

A migliorare la posizione del vino italiano in questo Paese ha contribuito certamente l’azzeramento dei dazi sul vino di Hong Kong e Macao, che si traduce per il consumatore in una diminuzione del costo finale per bottiglia del 20-30 per cento. Così, se una bottiglia del valore iniziale di 10 dollari Usa veniva venduta al dettaglio ad Hong Kong a 31 dollari, ora, senza alcun dazio, costerà meno di 23 dollari. L’obiettivo per le imprese enologiche italiane è quello di conquistarsi uno spazio di mercato anche nella città considerata la Las Vegas d’Oriente. Mercato promettente, ma ad oggi dominato da Francia e Portogallo.

Grazie a questa nuova politica economica di apertura verso i mercati esteri, solo nei primi 5 mesi del 2008 la Cina ha importato circa 850mila ettolitri di vino con un incremento del 10,3 per cento rispetto allo stesso periodo del 2007 con un significativo aumento anche in termini di valore pari al 49 per cento per un totale di 310 milioni di dollari.

In questo scenario l’Italia si colloca al sesto posto come esportatore verso la Cina dietro a Francia, Australia, Stati Uniti, Cile e Spagna, ma può certamente conquistare nuove posizioni rispetto ai concorrenti. L’appeal maggiore è per i vini di fascia alta, tanto che per il 2010 si prevede rappresenteranno la metà dell’import enologico.

Nell’esteso territorio del Dragone, Pechino e Shanghai sono le realtà più promettenti. La crescita del mercato enologico a Pechino negli ultimi anni è stata velocissima, solo nel 2007 ha avuto un balzo in avanti del 50 per cento e l’effetto trainante, dato anche dai giochi olimpici, continuerà nei prossimi anni. Nell’anno in corso l’offerta di vini d’importazione di fascia alta si è arricchita di moltissime etichette al punto che i principali alberghi hanno investito nella formazione del personale perché possa acquisire adeguate competenze sul vino. Shanghai si mette sulla scia di Pechino: qui le importazioni di vino italiano, dal 2003, hanno avuto un’impennata che non ha avuto uguali nelle altre città del Paese. Accelerata favorita anche da iniziative, come Vinitaly China, di promozione internazionale del bere italiano: le azioni che stanno avendo maggior successo per la penetrazione del mercato cinese con un rilevante ritorno in termini di acquisto sono infatti quelle che mirano ad aumentare la conoscenza sul vino da parte dei potenziali consumatori.

D’accordo su questo approccio l’ambasciatore italiano in Cina Riccardo Sessa, che ha evidenziato come “il wine & food italiano siano i prodotti di punta dell’export italiano in Cina ma anche quelli che suscitano la maggiore attrazione nei consumatori locali”.

“La cucina cinese – ha dichiarato Walter Brunello, presidente di Buonitalia Spa - è rappresentata nel suo complesso da una differenza territoriale che permette alla grande varietà dei vini italiani di essere potenzialmente abbinabili ai diversi gusti proposti. Il nostro obiettivo – ha spiegato Brunello – è quello di far abbinare, in maniera corretta e al maggior numero possibile, le nostre produzioni vinicole ai piatti della cucina cinese. Dobbiamo stimolare l’interesse dei consumatori cinesi affinché si sentano spinti a visitare direttamente in Italia i luoghi di produzione dei nostri vini”.

La promozione del territorio è proprio l’obiettivo di Erminia Perbellini, assessore alla cultura e al turismo del Comune di Verona, in missione in Cina con Vinitaly. “Il Comune – ha detto – sarà a fianco di Veronafiere in tutte le iniziative all’estero, per promuovere tutte le attrattive culturali e turistiche che il nostro territorio offre, a partire dalle iniziative della Fondazione Arena di Verona e del Teatro Romano”.

Dopo Pechino, il 20 e 21 novembre Vinitaly China è a Shanghai. Chiusura del tour a Macao il 22 novembre.

Comunicato stampa del Servizio Stampa Veronafiere

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E-mail: pressoffice@veronafiere.it - www.vinitaly.com

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