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La crisi idrica investe anche la provincia di Venezia

26/06/2006
Sul fronte siccità la situazione che si sta configurando in provincia di Venezia inizia ad inquietare e si paventa il rischio di uno scenario simile a quello del 2003. “Sui campi di tutta la provincia incombe il pericolo di una grave crisi idrica. Lo scarso innevamento invernale in quota, la bassa piovosità stagionale, il persistere di mancate precipitazioni, i numerosi giorni con elevate tem-perature e forte evapotraspirazione stanno riproponendo gli scenari del 2003, che hanno cagionato gravi danni al settore agricolo della nostra provincia”. La denuncia arriva da Giorgio Piazza, presidente di Coldiretti Vene-zia.

Gianni Martin, presidente del Consorzio di Bonifica Pianura Veneta tra Livenza e Tagliamento, spiega: “la scarsità idrica dei corsi d’acqua del nostro bacino sta segnando danni evidenti su tutti i seminativi, dal mais al-la soia seminata a fine maggio. Anche i medicai sono in sofferenza, mentre per il momento non sono segnala-te ripercussioni nei vigneti. Il basso livello dei fiumi alla foce provoca la risalita del cuneo salino, fenomeno par-ticolarmente evidente nell’ultimo tratto del Tagliamento”.

Fortemente preoccupato per questa prolungata assenza di pioggia è anche Ennio Cerchier, presidente del Consorzio di Bonifica del Basso Piave, che segnala la forte magra del fiume, anch’esso interessato alla foce dalla risalita dell’acqua di mare: “Per il momento - dice Cerchier - riusciamo ancora a garantire l’irrigazione di soccorso attingendo acqua dal Livenza”.

Nella parte centrale della provincia parte dell’acqua viene pescata dalle risorgive. “Con una gestione oculata e parsimoniosa - dice Francesco Rubinato, vicepresidente del consorzio Sinistra Medio Brenta - riusciamo an-cora a rispondere alle esigenze dell’irrigazione di soccorso, ma se le condizioni meteo ben presto anche qui le condizioni diverranno critiche”. Più preoccupato è Paolo Dalla Vecchia, presidente del bacino di bonifica del Dese Sile: “abbiamo un sistema di paratoie che ci sta difendendo dalla risalita del cuneo salino, ma l’acqua dei collettori è a livelli bassissimi dato che le risorgive che li alimentano sono in fase di esaurimento, mentre la fal-da è in progressivo abbassamento”.

La risalita del cuneo salino è un fenomeno denunciato ormai da anni nella parte meridionale della provincia, dove, tra l’altro, sono stati spesso denunciati anche affioramenti di salsedine attraverso la falda freatica, segno che la penetrazione è avvenuta in profondità. L’irrigazione di soccorso prelevando meccanicamente l’acqua dalle canalette o dai pozzi artesiani costituisce un costo aggiuntivo che mettere in crisi l’economicità delle col-ture e mina la stabilità dei bilanci aziendali.

“Se non piove entro una settimana - è l’allarme di Gianluca Lelli, direttore di Coldiretti Venezia - piomberemo nella stessa situazione che ha assetato le campagne nel 2003, quando ingentissimi sono stati i danni subiti dalle nostre aziende. Danni da allora non ancora rimborsati - denuncia Lelli - nonostante che la Regione abbia accolto domande d’indennizzo per oltre 8 milioni di euro. Sono quasi 1300 le aziende interessate nel territorio provinciale, senza contare qualche altro centinaio le cui istanze sono state troppo frettolosamente respinte e per le quali abbiamo sostenuto la richiesta di riesame. Prima che si aggiunga calamità a calamità - conclude il direttore di Coldiretti Venezia - chiediamo alla Regione Veneto di pagare quanto da anni spetta per legge alle imprese danneggiate, evitando magari di buttare soldi in altri provvedimenti frettolosamente imbastiti”. Il riferi-mento al recente bando sulla consulenza aziendale - la cosiddetta misura Y del piano di sviluppo rurale voluta dall’assessore Zaia - è chiaro.



Ufficio Stampa Coldiretti Venezia

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