C’e’ la crisi? Ecco i rimedi di Confartigianato Veneto
Un primo “artificio” per affrontare un periodo a dir poco difficile anche per le imprese venete.
«Questa crisi è particolarmente grave per il nostro artigianato perché si aggiunge ad una situazione di difficoltà che già le nostre imprese vivevano – spiega il presidente regionale, e neo vicepresidente nazionale, Claudio Miotto – Nell’ultimo decennio abbiamo un saldo negativo di quasi 1.000 imprese artigiane a settembre 2008 e il primo semestre dell’anno si è mangiato tutto il progresso del 2007 assestandosi ad un -1,3% pari a circa 3.000 dipendenti in meno in gran parte espulsi dall’edilizia (-4%). E purtroppo altri settori solitamente immuni, come quello del legno ad esempio, cominciano a patire».
ALTRE TRE PROPOSTE – Incrementare straordinariamente di 20 milioni il fondo regionale destinato ad agevolare l’accesso al credito delle imprese attraverso l’abbattimento dei tassi di interesse. Invertire l’onere della prova ai fini dell’accertamento e attribuire validità di presunzione semplice agli indicatori di normalità economica sugli studi di settore. Prevedere l’ammortamento anticipato per gli investimenti in beni strumentali.
«Queste si aggiungono alle altre che abbiamo avanzato in queste settimane – aggiunge Miotto – Ovviamente, non risolvono il problema, ma hanno tre aspetti certamente positivi. Il primo è che contribuiscono a dare liquidità sia alle imprese che alle famiglie; il secondo che costano pochissimo, quasi nulla alle casse pubbliche. Il terzo, che possono dare risultati immediati. Perciò speriamo che trovino il necessario consenso».
STUDI DI SETTORE – Le misure anti-crisi previste dal Governo recepiscono molte delle nostre sollecitazioni e rappresentano uno sforzo apprezzabile per sostenere l’economia reale in questa difficile fase congiunturale. Il problema degli studi di settore è diventato, negli ultimi tempi, di grande attualità a causa delle rilevanti modifiche normative apportate dal Governo Prodi. Tutto questo ne ha cambiato la fisionomia, da strumento di accertamento fiscale e diventato una vera e propria minimum tax: il semplice scostamento dalle risultanze degli studi legittima l’accertamento fiscale ed è pressoché impossibile, per imprenditori e lavoratori autonomi, dimostrarne la non applicabilità.
«In una fase di crisi economico finanziaria in recessione dichiarata – sostiene Confagricoltura Veneto – potremmo tentare di ribadire la valorizzazione degli osservatori Regionali sugli Studi di Settore, con particolare attenzione ai processi di valorizzazione del “fattore territorialità”, attribuendo loro un ruolo centrale nella definizione degli stessi studi, aspettando che la Commissione Nazionale sugli studi di settore, rielabori un nuovo modello per intercettare la congiuntura negativa. Oppure continuare a ribadire con forza l’eliminazione degli Indicatori di Normalità Economica, sostenendo che gli stessi studi configurano una “presunzione semplice”, e che richiede per essere applicata dai soggetti accertanti, di ulteriori prove».
In attesa di far chiarezza, l’unica strada parrebbe dunque il congelamento degli studi di settore, evitando che gli studi continuino a svolgere il loro ruolo di strumenti per l’accertamento fiscale in una fase economica critica che si stima farà diminuire la media dei ricavi delle imprese nel corso del 2009 del 50%.
MDL