Aumentano gli italiani che si rivolgono al banco dei pegni
Persone che “impegnano l’anello di fidanzamento, il servizio d’argento tolto dalla credenza ecc… alla ricerca di contanti per pagare la rata del mutuo della casa o le rate della macchina. Molte di queste persone sono rappresentate dai nuovi poveri, vale a dire il ceto medio che sta annaspando per arrivare a fine mese e che ha un disperato bisogno di avere piccole somme per far quadrare il bilancio familiare.
Ognuno entra in queste strutture con il proprio tesoretto, fatto di oggetti preziosi e ne esce con un gruzzolo che può andare da 200 euro ad un massimo di 250mila euro. E in mente c’è sempre la stessa speranza: restituire entro sei mesi la somma ricevuta in prestito e tornare in possesso del “caro” ricordo di famiglia. Perché, nel caso non si realizzi il sogno, lo scotto da pagare è salato: l’oggetto finisce all’asta.
A facilitare l’accesso a questa tipologia di credito ci sono le condizioni meno impegnative rispetto a qualsiasi altro canale: la concessione del prestito non prevede, infatti, alcuna indagine amministrativa o patrimoniale. Gli italiani stanno quindi preferendo il pegno ai finanziamenti per l’immediatezza del prestito e la riservatezza.
Un fenomeno da non sottovalutare dal momento che quella che era vissuta come una ultima spiaggia, oggi è diventata sempre di più una forma di finanziamento per far fronte all’emergenza.
Il Presidente
Carlo Garofolini
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