Risk management in Cardiologia Riabilitativa
È un dato importante, emerso a Venezia nel contesto del convegno “Risk management in Cardiologia Riabilitativa” – ospitato nei giorni scorsi all’Hotel Principe, nel cuore della città lagunare. L’evento - promosso da GICR (Gruppo Italiano Cardiologia Riabilitativa e Preventiva) e ANMCO (Associazione Nazionale Medici Cardiologi Ospedalieri), con la sponsorizzazione di Simesa e il supporto organizzativo di Radiovision - ha messo a confronto un nutrito numero di specialisti in cardiologia riabilitativa e medici di medicina generale provenienti da tutto il Triveneto.
Il concetto di “risk management” va inteso come strategia per ridurre l’incidenza del danno ai pazienti e migliorare la qualità delle terapie in un’ottica positiva, ovvero di cura del paziente e attenzione ai suoi bisogni, e non in chiave negativa di contrapposizione fra i soggetti (struttura sanitaria/utenti coinvolti).
“In cardiologia è necessario investire maggiormente sulla riabilitazione e sulla prevenzione - spiega il responsabile scientifico del convegno Giuseppe Favretto, responsabile di Cardiologia Riabilitativa e Preventiva a Motta di Livenza (TV) -. Dopo un evento cardiaco acuto, indipendentemente dal fatto che si sia intervenuti o meno chirurgicamente, è importante permettere al paziente di recuperare uno stato di benessere totale. Per raggiungere questo scopo occorre una piena collaborazione tra il medico di medicina generale e il cardiologo riabilitatore. Per questo, il convegno vuole fare un punto sulle migliori modalità organizzative da approntare per una collaborazione efficace”.
L’approfondimento del tema “Risk management in Cardiologia Riabilitativa” ha infatti portato i medici partecipanti a confrontarsi con il percorso ordinario di un evento avverso: considerando inizialmente il consenso informato e i diversi tipi di complicanze, successivamente gli accertamenti medico-legali e le consulenze tecniche richieste per verificare l’eventuale responsabilità medica. Strettamente collegato, è il “clinical risk management” applicato alla cardiologia cercando di chiarire il ruolo essenziale che riveste, per la sicurezza del paziente, l’applicazione di concetti rigorosi per la gestione del rischio, ricordando – aggiunge Favretto – l’importanza fondamentale di individuare e condividere sempre il miglior percorso diagnostico-terapeutico del paziente cardiologico dopo un evento cardiovascolare”.
In occasione del convegno sono state comunicate le evidenze scientifiche di un recentissimo studio internazionale, pubblicato sul New England Journal of Medicine: dall’osservazione di più di 17 mila pazienti, effettuata dall’equipe del professor Paul Ridker, è emerso che una corretta terapia con rosuvastatina sui soggetti a rischio porta ad una radicale riduzione degli eventi cardiovascolari e ad una consistente riduzione della mortalità .
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