Comuni: forte divario tra Nord e Sud
20/01/2009
Hanno meno autonomia finanziaria degli altri, più spese per il personale e quindi la necessità di avere maggiori trasferimenti dallo Stato centrale. E’ questo, in linea generale, l’identikit dei Comuni del Sud con più di 100.000 abitanti che emerge dall’analisi condotta dalla CGIA di Mestre. Un esempio? Napoli ha un’autonomia finanziaria (indicatore che misura l’incidenza delle entrate proprie sul totale delle entrate correnti) pari al 51,9%: la più bassa tra il campione analizzato. Ha una spesa per il personale sul totale della spesa propria più alta di tutti pari al 65,7% (in termini assoluti 456,8 euro per ogni residente nel comune partenopeo) e riceve ben 659 euro pro capite tra trasferimenti correnti dallo Stato centrale e dalla compartecipazione all’Irpef. La gran parte dei Comuni del nord, invece, presenta un risultato di segno opposto. Prendiamo Brescia. Registra il valore più alto relativo all’autonomia finanziaria (92,8%). Una spesa del personale sul totale della spesa tra i più bassi pari al 39,1% (342,9 euro pro capite) ed ha trasferimenti che non superano i 241 euro pro capite. La stessa situazione spetta a Forlì piuttosto che a Modena. Solo i grandi Comuni del Nord, chiaramente per le loro dimensioni, presentano risultati meno in linea con il dato medio nazionale.
“A fronte di questi dati – commenta il segretario Giuseppe Bortolussi della CGIA di Mestre – è sempre più necessario accelerare sul fronte del federalismo fiscale. Più autonomia ai Comuni e meno trasferimenti in modo tale da responsabilizzare maggiormente chi amministra le nostre città. Per i cittadini ciò vorrà dire, molto probabilmente, meno tasse e servizi qualitativamente migliori”
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