Die tote Stadt
Regia, scene e costumi del nuovo allestimento prodotto dalla Fondazione Teatro La Fenice in coproduzione con la Fondazione Teatro Massimo di Palermo saranno firmati da Pier Luigi Pizzi con coreografie di Marco Berriel e luci di Vincenzo Raponi. Eliahu Inbal, direttore musicale della Fondazione, sarà alla testa dell’Orchestra e del Coro del Teatro La Fenice (maestro del Coro Claudio Marino Moretti) e del coro di voci bianche dei Piccoli Cantori Veneziani (maestro del coro Diana D’Alessio). Interpreti dell’opera saranno il tenore Stefan Vinke nel ruolo del giovane vedovo Paul; il soprano Solveig Kringelborn nel ruolo della ballerina classica Marietta, straordinariamente somigliante alla moglie scomparsa di Paul; il baritono Stephan Genz nei ruoli di Frank, amico di Paul, e di Fritz, il Pierrot nella troupe di Marietta; il mezzosoprano Christa Mayer nel ruolo di Brigitta, la governante; il soprano Eleonore Marguerre e il mezzosoprano Julia Oesch nei ruoli delle ballerine Juliette e Lucienne; il tenore Shi Yijie nel ruolo di Victorin, direttore di scena della troupe di Marietta; il tenore Mathias Schulz nel ruolo del duca Albert. Fra i numerosi danzatori e mimi, Gino Potente interpreterà il ruolo di Gaston, ballerino nella troupe di Marietta.
L’opera, presentata in lingua originale con sopratitoli in italiano, avrà quattro repliche: domenica 25 alle ore 15.30 (turno B), martedì 27 alle 19.00 (turno D), giovedì 29 alle 19.00 (turno E) e sabato 31 alle 15.30 (turno C).
Secondo figlio del critico musicale Julius (Brno 1860 – Hollywood 1945), Erich Wolfgang Korngold (Brno 1897 – Hollywood 1957) nacque in Moravia ma fu educato a Vienna. Allievo di Zemlinsky e enfant prodige, fu oggetto dell’ammirazione di Mahler e idolatrato dal pubblico dell’epoca. A partire dal 1934 si trasferì negli USA per collaborare con l’industria cinematografica e tornò in Austria solo dopo la guerra, dove però il mondo culturale del tempo, ormai rivolto all’avanguardia di Darmstadt, gli riservò ben poca attenzione. L’ultima decade della sua vita fu dedicata a pezzi strumentali da concerto, con temi talora tratti dalle sue colonne sonore (Concerto per violino, Serenata sinfonica per archi, Concerto per violoncello e Sinfonia).
Dopo il balletto Der Schneemann (Il pupazzo di neve), con cui il compositore tredicenne esordì all’Opera di Vienna nel 1910, e i due atti unici L’anello di Policrate e Violanta diretti da Bruno Walter alla Staatsoper di Monaco nel 1916, Die tote Stadt è la quarta e più celebre opera di Korngold. Essa è nata da un suggerimento di Siegfried Trebitsch, che aveva di recente tradotto il dramma Le mirage (non rappresentato) di Georges Rodenbach, adattamento dal proprio romanzo Bruges-la-morte (Bruges la città morta) (1892). Il giovane compositore stese velocemente il libretto di un atto unico, ma Hans Müller, autore del libretto precedente Violanta, lo convinse a trasformarlo in un’opera in tre atti. Poiché Müller non riuscì a seguire la stesura questo lavoro, il libretto fu scritto da Korngold e da suo padre e firmato con lo pseudonimo Paul Schott (il nome del protagonista e il cognome dell’editore del compositore). Composta tra il 1916 e il 1920, Die tote Stadt fu rappresentata contemporaneamente allo Stadttheater di Amburgo (direttore Egon Pollack) e allo Stadttheater di Colonia (direttore Otto Klemperer) il 4 dicembre 1920 e accolta da uno straordinario successo. Alla prima rappresentazione parteciparono cantanti di alto livello come Maria Jeritza, Lotte Lehmann, Richard Tauber e Richard Mayr. Nel decennio successivo fu rappresentata più volte in tutta Europa e in America.
La fonte del libretto, Bruges-la-morte, è un componimento di ispirazione simbolista che mostra l’influsso di Maeterlinck e Poe e racconta un sogno in cui morte e decadenza sono gli elementi principali. L’immagine della città morta non è solo uno sfondo ma una presenza viva, una protagonista che controlla e determina le azioni di coloro che vivono in essa. I Korngold ridimensionarono questo elemento, fortemente presente nel romanzo di Rodenbach, conferendo all’azione maggior realismo e caratterizzazione drammatica.
La vicenda si svolge a Bruges alla fine dell’800. In seguito alla morte dell’adorata moglie Marie, Paul trasforma una stanza della casa in un tempio a lei dedicato. Nella città decadente incontra una ballerina, Mariette, venuta in città per una rappresentazione teatrale, dai tratti estremamente somiglianti alla moglie defunta. Con Mariette Paul vive una notte d’amore ma anche un incubo, in cui la nuova arrivata profana i ricordi più preziosi della donna amata e irride i sentimenti del vedovo. Quando Mariette ritorna a casa di Paul per riprendersi l’ombrello e le rose che aveva dimenticato, Paul decide di non rivederla ma anche di lasciare Bruges, la città morta, e infine pare interrogarsi sull’utilità, per i vivi, di amare troppo i morti.
Uno dei migliori orchestratori del suo tempo, Korngold seppe sfruttare le risorse di compagini orchestrali estremamente ampie, sul modello di Richard Strauss. La scrittura vocale offre grandi opportunità agli interpreti ed è accuratamente intessuta con il discorso orchestrale. Più che in temi ampi il materiale musicale, in stato di costante fermento, è organizzato in brevi, intensi motivi: aspetto unificante è l’intervallo di quarta (e il suo inverso, la quinta), la cui ricorrente presenza allude al passato e all’onnipresenza della città morta.