Turismo ko? Servono eventi “da serie A”
“Il settore è fortemente disorientato per le politiche aggressive praticate da alcune catene alberghiere (spagnole, americane, ma anche italiane) che stanno abbassando molto i prezzi credendo così di recuperare clienti. Ma in questo modo a calare sarà solo la redditività, perché se nelle città d’arte venete arrivano meno turisti e ci sono meno congressi, non dipende dai presunti prezzi alti dei soggiorni, ma da scelte che stanno a monte e frenano i flussi: la famiglia che prima programmava un week-end a Padova o a Verona, ora preferisce stare a casa e le aziende cominciano a tagliare meeting e convegni. Scarsi risultati quindi con le offerte di cui è ricco il panorama Internet. Inoltre non esiste più la programmazione: i più scelgono il last minute, puntando al prezzo più vantaggioso”.
In questo contesto, dice Zanin, “Il sistema creditizio si è irrigidito e spesso sostiene le imprese soltanto a parole. Se l’Europa prevede lo sforamento del patto di stabilità, anche le banche dovrebbero sforare i criteri di Basilea 2”.
Ma quel che serve per rilanciare il turismo delle città d’arte venete è uno sforzo pubblico e privato per creare eventi tali da diventare appuntamenti annuali di forte impatto. “Di fronte alle difficoltà non si può stare fermi, bisogna investire più di prima per non restare, nell’immaginario collettivo italiano e internazionale, città di serie B. Le operazioni culturali sono spesso di ottimo livello, ma scarsamente attrattive”. E siccome è possibile misurare i risultati delle strategie adottate, sostiene Zanin, “Dobbiamo far tesoro delle esperienze vissute e creare un gruppo di lavoro in grado di progettare e coordinare iniziative ed eventi promozionali su cui investire: una volta individuato un filone che piace al pubblico, puntare su esso grandi risorse e farlo crescere. Un gruppo (un ente) svincolato dall’amministrazione, finanziato da pubblico e privato, snello e capace di progettare, con alle spalle un comitato scientifico per singolo evento e programmazione quinquennale. Credo infatti che le manifestazioni spot, anche se interessanti e ovviamente indispensabili, non bastano più. Occorre dare alla città una connotazione forte. Il turismo statico fatto di monumenti e arte, non è sufficiente e lo sanno città artisticamente molto più ricche, come Roma, Firenze, Venezia che non si accontentano di proporre il loro patrimonio culturale: serve un’offerta dinamica.
Guardando a Padova, non mi pare che le celebrazioni 2009 per i 400 anni delle osservazioni astronomiche che Galileo fece dalla città del Santo, saranno un evento da turismo dai grandi numeri. Ed è invece al grande turismo che bisogna pensare, perché sono i forti flussi a portare un cospicuo indotto alla città: quindi è giusto investire molto in eventi di richiamo. Questo momento è ideale per produrre gli anticorpi alla crisi delle vocazioni turistiche e guarire in fretta”.
Roberto Brumat
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