DÉCO. Arte in Italia 1919 - 1939
La mostra, promossa dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo con Accademia dei Concordi, la Regione del Veneto, il Comune e la Provincia di Rovigo, è curata da Dario Matteoni e Francesca Cagianelli. Direzione della mostra: Alessia Vedova. Resterà aperta sino al 28 giugno 2009.
Il termine Art Déco o più brevemente Déco fu coniato negli anni '60 come ricapitolazione critica condotta dagli storici di uno stile o, più correttamente possiamo dire di un gusto che aveva segnato nelle diverse arti il periodo compreso tra i due conflitti mondiali. Come sovente accade per la storia dell'arte fu il riconoscimento a posteriori di temi e di formule figurative riconducibili ad un comune denominatore. E' possibile definire il Déco come manifestazione di un gusto non fondato su precise teorizzazioni - in questo si è voluto vedere la discontinuità con l'Art Nouveau - ma assai diffuso in tutte le manifestazioni artistiche rivolte, come si diceva, alla ricerca del "moderno". Il Déco, affermatosi negli anni Venti e Trenta e caratterizzato da numerose sfaccettature, si ispira alle geometrie dell'universo della macchina, alle forme prismatiche delle costruzioni metropolitane e a modelli di una classicità altrettanto persuasiva nei propri canoni di eleganza. Il termine Déco è facilmente passato dal ristretto mondo degli specialisti al largo pubblico che rapidamente si è impadronito di questa etichetta evocativa di una moda.
Fino ad oggi il tema del Déco indagato è presentato al grande pubblico prevalentemente per gli aspetti connessi alle arti applicate, agli interni e all'architettura. Solo di recente si è cercato di verificare anche nelle altre arti le possibili consonanze con il gusto déco. L'intento della mostra che si aprirà nelle sale della Pinacoteca Palazzo Roverella di Rovigo è di offrire al pubblico un possibile filo di lettura con uno sguardo che privilegia la produzione pittorica (senza tralasciare la scultura cui è dedicata una sezione) nell'assunto che un filo di coerenza percorra tali ricerche proprio nel riferirsi alla comune problematica della decorazione e del moderno.
La critica aveva potuto cogliere un possibile avvio della stagione del Déco nell'Exposition Internationale Arts Décoratifs et Industriels des Modernes che si era tenuta a Parigi nel 1925, sottolineando, quindi, un primato della Francia.
Anche l'Italia partecipa con una posizione affatto originale all'affermarsi di tale gusto: non possiamo dimenticare che a partire dal 1923 si tengono a Monza mostre biennali di arti decorative seppure ancora legate all'idea di un artigianato regionale. La mostra, articolata in undici sezioni, intende documentare lo svolgersi in Italia di questa stagione artistica che dal decorativismo derivato ancora dall'esperienza liberty di Galileo Chini, di Umberto Brunelleschi o di Duilio Cambellotti passa ad utilizzare le idee formali del Futurismo come dimostrano le opere di Giacomo Balla, di Fortunato Depero, di Diulgheroff, di Fillia. E' quindi vero che nel Déco italiano possiamo trovare ad un tempo sollecitazioni classiciste, visioni orientalizzanti, rappresentazioni del mondo meccanico, attenzione alla sinuosità offerta dai ritmi della danza, e modellazioni plastiche tipiche degli sports. Nella visione di modernità riconducibile al déco così come si manifesta nel contesto dell'arte italiana degli anni Venti e Trenta , possiamo annoverare con diversi accenti che trovano ampia giustificazione nelle sezioni nelle quali si articola la mostra le opere di Giulio Aristide Sartorio, di Alberto Martini, di Ferruccio Ferrazzi, di Achille Funi, di Mario Sironi, di Felice Casorati, di Guido Cadorin, di Giacomo Balla, di Massimo Campigli, di Ernesto Thayat, e tanti altri. La mostra intende poi documentare alcuni aspetti esemplari connessi alle arti decorative al fine proprio di offrire le possibili sfaccettature con le quali il gusto déco si presenta in Italia: così accanto alla grafica si è voluto in particolare presentare la produzione che l'architetto milanese Giò Ponti realizza per l'industria ceramica Richard Ginori, produzione significativamente premiata all'Esposizione di Parigi del 1925 e ancora l'attività di Vittorio Zecchin in bilico tra decorazione pittorica e raffinate produzioni vetrarie.
La undici sezioni sono così intitolate: Inflessioni decorative; Verso nuove sintesi; Orizzonti esotici; Da Venezia a Bisanzio: il Déco di Vittorio Zecchin tra vetri e dipinti; Il Pochoir: mode tra Oriente e Settecento; Divagazioni futuriste; Donne del futuro; La severità del Déco; Il sogno dell'antico; Giò Ponti:conversazioni classiche alla Richard-Ginori; Déco scolpito.
DÉCO. Arte in Italia 1919 - 1939. Rovigo, Pinacoteca di Palazzo Roverella, 31 gennaio - 28 giugno 2009.
STUDIO ESSECI