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Sicilia, Calabria, Campania: l’Italia frana

30/01/2009
E’ di fondamentale importanza assumere la consapevolezza che la sicurezza del territorio, non più rinviabile nel tempo, è non solo condizione indispensabile per qualsiasi ipotesi di sviluppo, ma prerogativa di vita per il cittadino”: l’ Associazione Nazionale Bonifiche e Irrigazioni (A.N.B.I.) torna ad affrontare con determinazione la questione della prevenzione dalle emergenze idrogeologiche a fronte dei gravi episodi, anche mortali, registrati in Sicilia, Calabria, Campania.

“E’ l’intero Paese – insiste l’ANBI – a vivere una situazione di pericolosa precarietà”. Secondo il Ministero dell’Ambiente, infatti, il 68,6% dei comuni italiani ricade in aree ad alto rischio idrogeologico, interessanti il 7,1% della superficie territoriale, pari a 2.150.410 ettari.

I dati ufficiali risalgono al 2003, ma continuano a rimanere di sconcertante attualità: in quell’anno, infatti, lo stesso Ministero dell’Ambiente stimò in 39.100 milioni di euro, il fabbisogno complessivo per la difesa del suolo in Italia. “Da allora- insiste l’ANBI – a fronte di irrisori stanziamenti statali per la prevenzione, si è continuato a spendere grandi cifre solo per riparare i danni; senza contare l’irreparabile tributo in vite umane.”

La strutturale fragilità del territorio si va aggravando non solo per le mutate condizioni climatiche sul nostro Paese, ma per la spesso disordinata urbanizzazione e per la progressiva contrazione della Superficie Agricola Utilizzata (S.A.U.), il cui abbandono pregiudica la manutenzione del territorio.

I dati rilevano che, in Italia, dal 1990 al 2003 sono stati abbandonati o cementificati 2.927.108 ettari di campagna, pari al 19,4% della S.A.U. esistente. Ipotizzando un analogo indirizzo nei successivi 13 anni ( ad oggi non ci sono segnali di un’inversione di tendenza) è prevedibile, per il 2016, un’ulteriore perdita di terreno agricolo pari a 5.284.761 ettari, vale a dire una superficie superiore a quella delle regioni Sicilia e Sardegna. “A fronte di tali dati – conclude l’ANBI – non sono sufficienti gli stanziamenti per riparare i danni: serve un Piano straordinario di manutenzione del territorio. Per il solo adeguamento della rete idraulica minore, i Consorzi di bonifica indicarono, già 10 anni fa, un fabbisogno pari a 1.500 milioni di euro.”

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