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Asterisco Informazioni di Fabrizio Stelluto

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Energia rinnovabile da fonti agroforestali

02/02/2009
Il dibattito sugli impianti per la produzione di energia da fonti rinnovabili di origine agroforestale si fa sempre più acceso. Nel nostro territorio sembra addirittura che tali soluzioni – specie quando si parla di impianti alimentati con biomasse vegetali e pollina – non possano essere nemmeno ipotizzabili. In generale, permane a livello locale un approccio culturale e politico inspiegabilmente avverso alle iniziative in campo energetico proposte dall’agricoltura.

L’argomento è serio e complesso, ma riteniamo anche che si presti a posizioni strumentali e demagogiche che Confagricoltura Padova non condivide. Posto che la tutela della salubrità ambientale è un’esigenza di carattere generale che interessa tutti i cittadini e dalla quale nessuno può ritenersi esentato, è forse venuto il momento di fare chiarezza sulla questione, che sempre più spesso vive di posizioni preconcette. Le leggi, e segnatamente le norme comunitarie e nazionali, cercano di favorire in tutti i modi la produzione di energia da parte delle aziende agricole, eppure notiamo che sull’argomento c’è molta diffidenza, dovuta a cattiva informazione e anche a un certo oltranzismo.

Innanzitutto va detto che sulla qualità dell’aria che respiriamo stanno incidendo negativamente le attività civili e industriali che hanno caratterizzato lo sviluppo del nostro territorio e di cui tutti noi beneficiamo. Gli inquinanti dannosi alla nostra salute derivano dal riscaldamento dei nostri edifici poco efficienti sul piano energetico, dall’elevato impiego dei mezzi di trasporto privati, dal trasporto merci quasi esclusivamente su gomma, da vari processi industriali che scaricano emissioni di tutti i tipi in atmosfera. Tutte tematiche sulle quali l’attenzione dei vari comitati non si sofferma mai.

L’agricoltura, in questi anni, ha invece contribuito al miglioramento della qualità dell’aria: le coltivazioni si praticano con lavorazioni più leggere, che richiedono meno energia; poi sono stati impiantati siepi e alberature, utili all’ambiente, oltre che al paesaggio. Basti pensare che negli ultimi dieci anni, nella sola Provincia di Padova, sono state poste a dimora su circa 2000 ettari di terreno formazioni arboree che, oltre a contribuire al contenimento dell’anidride carbonica e quindi dell’effetto serra, agiscono positivamente anche su altri inquinanti, come polveri sottili e ossidi di zolfo.

È quindi assai curioso osservare come nella percezione dei cittadini faccia più scalpore la possibilità che un’azienda agricola possa costruire un piccolo impianto di recupero energetico – che ha il doppio vantaggio di non produrre CO2 e, nel caso utilizzi la pollina degli allevamenti, di contribuire a limitare il rischio di inquinamento delle acque da nitrati – piuttosto della realizzazione di una mega-area commerciale, di una strada ad alta intensità di traffico, di un insediamento industriale che lavora metalli, plastiche o altro.

Assistiamo al paradosso di veder sorgere indisturbati sul nostro territorio importanti impianti industriali per la produzione di energia, che utilizzano olio vegetale o altri combustibili importati dall’estero, mentre invece vengono sottoposte a processi pubblici, con frequenti contorno di dichiarazioni non veritiere, le “intenzioni” di scrupolosi agricoltori che, in ossequio alle leggi e agli indirizzi generali in materia energetica e ambientale, vorrebbero semplicemente costruire un piccolo impianto in zona agricola per trasformare i propri prodotti agro-forestali (e quindi provenienti dal territorio e non trasportati da lontano, con ulteriore inquinamento). Tutto ciò è assurdo, tenendo conto che quel che si brucia in piccoli impianti di questo tipo, per dimensioni e per qualità, non ha niente a che vedere con quanto esce dalle ciminiere dei grandi inceneritori utilizzati per lo smaltimento dei rifiuti solidi urbani non riciclabili.

Comprendiamo la diffidenza dei cittadini rispetto a ciò che impropriamente e ad arte viene definito “inceneritore”, ma sosteniamo che i piccoli impianti di biogas e le caldaie per la combustione di legno e pollina ricavati all’interno delle nostre aziende, se realizzati in determinati siti adeguatamente collocati rispetto i centri abitati, non costituiscano una fonte significativa di inquinamento in quanto compensati dalle stesse coltivazioni che stanno alla base dell’attività agricola.

È importante che si sappia che gli impianti per la combustione-pirolisi di prodotti e sottoprodotti agricoli, quali reflui zootecnici, potature di alberi, residui colturali, sono molto affidabili sul piano ambientale perché utilizzano materie prime ben definite e le migliori tecnologie disponibili e sono anche caratterizzati da un’elevata efficienza energetica, in quanto impiegano prodotti e sottoprodotti ricavati all’interno delle stesse aziende.

Con la produzione di energia da fonti rinnovabili, l’agricoltura della nostra provincia può dare un contributo importante allo sviluppo delle energie rinnovabili senza incidere negativamente sull’ambiente e ciò dovrebbe essere particolarmente apprezzabile, anche in relazione al delicato momento storico che stiamo vivendo.

Antonio da Porto, Presidente di Confagricoltura Padova

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