Palladio, Giò Ponti e i tesori delle antiche necropoli
Se il corpo centrale della Villa ospita Giò Ponti, la barchessa di destra propone un autentico insieme di tesori. Ancora una volta, sostenitore dell'iniziativa è la Fondazione Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo che, in questo caso, ha affiancato la Soprintendenza per i beni archeologici del Veneto, la Provincia di Rovigo e il Comune di Fratta Polesine per garantirne la visita. I tesori sono quelli presentati nel nuovissimo Museo Archeologico Nazionale che qui espone, secondo criteri e con allestimenti estremamente scenografici ed efficaci, una scelta delle molte migliaia di reperti riaffiorati nel territorio, frutto di diverse campagne di scavo.
Dove oggi si stendono campi coltivati sorgeva, tra il dodicesimo e l'ottavo secolo avanti Cristo, un importante centro di import-export di materie prime fatte qui convergere dalla Penisola, ma anche dall'estremo nord d'Europa, dall'Africa e dall'Oriente. Qui confluivano i pani di bronzo proveniente dall'Italia centrale, le ambre, l'avorio, i metalli preziosi da territori lontani.
Le manifatture locali lavoravano queste preziose materie prime ma anche i palchi di cervo, risorsa del luogo, e soprattutto i vetri: qui esistevano certamente le più antiche manifatture di oggetti di pasta vitrea d'Europa.
I manufatti, di altissima qualità, venivano quindi affidati ad una rete di commercianti che li proponeva lungo un circuito di traffici che coinvolgeva l'intera penisola, la Sicilia, l'Egeo e le coste del Mediterraneo orientale.
Le più belle testimonianze della loro attività in vita, accompagnavano gli artigiani ed i commercianti anche nell'aldilà. Ed è proprio dalle due Necropoli di Frattesina e da altre rinvenute nel territorio lungo le sponde del Po di Adria, allora principale ramo padano, che provengono i corredi funerari, talvolta davvero importanti: molti ed eleganti gli oggetti di ornamento, le collane, le fibule, i pendenti, i pettini di vari materiali. Autentici tesori che il nuovo Museo svela finalmente al pubblico.
A curare il nuovo Museo sono stati, per la parte scientifica, il dott. Luciano Salzani, coordinatore del Comitato scientifico comprendente la dott. Anna Maria Bietti Sestieri, il dott. Paolo Bellintani, e la dott. Maurizia De Min coadiuvati dai collaboratori: dott. Cecilia Colonna, dott. Massimo Saracino, dott. Maria Cristina Valicelli, e per l'allestimento, davvero di grande effetto l'architetto Loretta Zega coadiuvata dall'arch. Marco Fontanive. Gli splendidi disegni ricostruttivi si devono all'arch. Fabio Maria Fedele. I lavori di realizzazione sono stati affidata ad OTT.ART (capogruppo) e Permasteelisa.
I due nuovi "contenuti" non debbono far passare in secondo ordine l'eccezionalità del "contenitore" ovvero Villa Badoer, capolavoro di Andrea Palladio.
La Badoera, considerata dall'Unesco tra i "Patrimoni dell'umanità", è, infatti, una delle più armoniose, per proporzioni e forma, tra le opere del celebre architetto di cui si celebrano i 500 anni dalla nascita (1508 - 2008). Gli interni sono decorati da Giallo Fiorentino con tematiche mitologiche ed allegoriche dai significati ancora, in parte, oscuri. Palladio progettò la villa nel 1554 e nel 1563 era completata. A volerla fu Francesco Badoer, quale centro funzionale alla conduzione dei 500 campi posseduti dalla famiglia, ma anche come segno della presenza e potenza della casata veneziana sul territorio.
Forse sfruttando i resti di un preesistente castello, il corpo centrale della villa si innalza su un alto basamento così come avviene a Villa Medici a Poggio a Caiano o a Villa dei Vescovi a Luvigliano. Scenografiche scalinate a più rampe collegano il corpo padronale al giardino antistante la villa a sua volta "abbracciato" dalle armoniose barchesse. Queste ultime, probabilmente influenzate dalle esedre del tempio di Augusto a Roma, procedono prima ad emiciclo, per assumere poi un andamento rettilineo, quasi ad accogliere i visitatori e fungono da quinta architettonica dietro la quale si sviluppavano gli ambienti della fattoria.
Ma non meno interessante è andare alla scoperta di Fratta Polesine, una piccola città dipanata sulle sponde di un canale, che stupirà chi non la conosce. Stupirà per l'impressionante concentrazione di ville venete e parchi storici, per le memorie di Giacomo Matteotti e dei Carbonari, oltre che, naturalmente, per quel perfetto gioiello che è Villa Badoer.
Palladio, Giò Ponti e i tesori delle antiche necropoli.
Fratta Polesine, Villa Badoer, dal 21 febbraio 2009
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Ufficio Stampa: Studio ESSECI - Sergio Campagnolo