Scacco alla Regina
Scacco alla Regina propone una riflessione sull’arte e le sue regole, intese sia come linguaggio personale dell’artista sia come le norme prestabilite che regolano il rapporto tra l’opera, l’artista, lo spettatore e le metodologie di produzione e consumo dell'arte, ponendo degli interrogativi sui quali il fruitore è portato a riflettere. L'artista è il pezzo più potente della scacchiera, se costretta a una posizione ferma non fugge il pericolo, ma combatte con veemenza, decisione, velocità, coraggio con una reazione attiva che potrebbe ribaltare il gioco.
Scacco alla Regina si pone come una pausa, un rallentamento, un mettersi in gioco dell'artista e del pubblico chiamato a un ruolo attivo nell' interazione con l'opera d'arte.
Un gioiello quasi inindossabile per la sua fragilità e, proprio per questo, possidente di un potere evocativo fortissimo è l’opera Porta di Rosaria Boemi. Boemi sembra voler forzare il vetro ai limiti della sua fisicità, mettendo se stessa e il fruitore in una condizione di tensione, ricezione, un’attenzione non obbligata ma obliata da una delicatezza propria della materia stessa e della sua lavorazione.
Elvira Biatta espone tre tele, Taglia e Cuci; Coincidenze; Testicoli, Jacopo e Lollipop; liberamente ispirate al testo di Georges Bataille, l’Anus Solaire. Parole-immagini-corpi che si accumulano, come le primavere testicolari, i macelli e le macellaie, i coltelli, le scarpe, i mezzi pezzi di Carol Rama, ma senza quell’urlo al dramma del malessere umano. Piuttosto, Elvira sembra lasciar entrare l’osceno, lo scandaloso e l’imbarazzante nella casa di Barbie per vedere cosa succede, non senza attingere ai modelli interiori del sogno e del subconscio strizzando l’occhio ai Surrealisti.
Chiara Fumai presenta l’installazione Ex, un ritratto di gruppo dei suoi ex fidanzati presentati come una serie di bambolotti appesi al muro e caratterizzati uno ad uno con le pettinature, i vestiti, gli accessori come attraenti, ridicoli feticci dell’amore adolescenziale: piccoli giochi di pezza, parti anche dell’identità multipla, irriverente, riflessiva dell’artista. La sua ironia fa riflettere anche noi su quale sia il nostro ruolo nella realtà, su quale sia il ruolo della donna nell'arte contemporanea. Il suo gioco sottile e beffardo diventa per noi misura di un mondo oltre le regole accettate che lei riesce a sovvertire.
Nel video Eredità, Silvia Giambrone indossa ciglia di fil di ferro e stagno. Materiale pesante, comunque metallo, ma gestibile, resistente ma adattabile. La forma della narrazione, la narrativa del desiderio, è frutto della creatività privata e personale o è dipendente da contesti sociali, la sua stimolazione necessita comunque di un fuori? L’artista indaga il gioco della seduzione che si attua attraverso un meccanismo psicologico tramite il quale un individuo tenta di attrarne a sé un altro, al fine di ottenere una relazione sentimentale o un rapporto sessuale, o altro beneficio tipicamente immateriale.
Con l’happening Art to Handle di Stefania Migliorati si è portati a riflettere sulla fruibilità dell’arte, suggerendo la rottura del tradizionale concetto di collezionismo. L’opera si può toccare con le mani, tenere in tasca, scambiare, usare. Il collezionista d’arte è un bambino che scambia le figurine con gli amici, beffandosi dell’aura cara a Walter Benjamin. La tessera tascabile può essere copiata, usata, deteriorata ma il qui e ora è costituito in questo caso dall’atto stesso del suo consumo da parte di ogni spettatore che ne entra in possesso diventando parte attiva della performance.
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