Prima volta di un veneto ai vertici di ANAEPA
Giorgio Moras, geometra, artigiano di Codognè nel 1974 rileva l’impresa di costruzioni di famiglia fondata dal nonno e guidata dal padre, in seno alla quale opera anche il figlio Nicola. Presidente della categoria nel mandamento di Conegliano prima è stato chiamato poi ai vertici provinciale e regionale. Dal 2004 è entrato a far parte del consiglio nazionale di Anaepa, sino alla nomina di vice presidente vicario della stessa in questa ultima tornata elettorale.
“Il panorama economico degli artigiani edili per il 2009 è preoccupante – ammette Moras- i fatturati si sono ridotti tanto improvvisamente quanto drasticamente, molte tipologie di attività sono ferme, i committenti pagano anche a 300 giorni e le banche non dimostrano una particolare propensione a sorreggere le imprese in questi difficili momenti”.
I dati parlano chiaro. Già nella seconda parte dello scorso anno, per l’edilizia artigiana veneta, la situazione non era delle migliori. Dall’indagine congiunturale condotta semestralmente dalla Confartigianato del Veneto su un campione di oltre mille imprese manifatturiere artigiane emerge che per questo settore tutti gli indicatori, oltre ad essere negativi sono peggiori del dato medio. La produzione/domanda risulta calata del -2,4% (-1,7% il dato fatto registrare da tutto il manifatturiero), -1,9% il calo dei fatturati a fronte di una media di -1,6% ed anche l’occupazione cala di più nell’edilizia -0,9% invece del -0,3% generale.
Ed anche sul fronte delle imprese i numeri sono poco confortanti. Ad una anali sui dati movimprese dal 2000 ad oggi si può cogliere con chiarezza quanto la crescita straordinaria del settore sia stata una vera ancora di salvataggio per l’artigianato veneto nel suo complesso. A tal punto da aver “nascosto” da solo per otto lunghi anni una contrazione di tutti gli altri settori messi assieme, di circa un 1% all’anno. Quello che stupisce non è la pausa nella crescita, per certi versi attesa ed auspicata, ma la repentinità e la dimensione del rallentamento fatto registrare. Nel 2008 sono nate 1.500 aziende in meno dell’anno precedente mentre le cessate sono quasi raddoppiate rispetto alla media degli ultimi anni. Tutto ciò ha portato ad avere un saldo, se pur positivo, fermo ad un residuale +0,27%. Nulla in confronto al +5% degli anni 2000-2004 ma anche rispetto al +2,5% registrato solo un anno fa.
“Nonostante il rallentamento del mercato e la difficile congiuntura economica, -commenta Moras- il sistema delle costruzioni nel Veneto è e rimane un settore importante e trainante per l’economia. Può contare su un patrimonio di quasi 76mila imprese attive, delle quali il 79% rappresentato da imprese artigiane. Un esercito di aziende e dipendenti (quasi 121mila) che meritano rispetto e considerazione. A partire –prosegue Moras- dal Governo che ad esempio può e deve sbloccare i Comuni e gli enti locali in genere, oggi ingessati nella spesa in nome di una stabilità cieca, che non guarda in faccia nessuno, nemmeno quelli che hanno buoni motivi per non abbassare gli occhi per la vergogna di essere stati poco morigerati”.
Da nostre stime sulle analisi Cresme dei “Programmi triennali delle opere pubbliche allegati ai bilanci comunali” emerge ad esempio, che i Comuni veneti, nel triennio 2007-2009, hanno programmato di investire tra gli 8 e i 9 miliardi di Euro in opere pubbliche. Sono buone intenzioni, che tuttavia avranno un riscontro assolutamente più modesto: nella migliore delle ipotesi si investiranno in tutto meno di 6 miliardi di Euro.
“Vale a dire –sottolinea Moras- che le opportunità di investimento, quindi di creare lavoro, saranno decurtate di circa il trentacinque per cento. Si tratta di una palese ingiustizia, di un’incoerenza, dell’affermazione di un patto di stabilità che diventa una condanna alla paralisi. In questo modo si priva l’economia locale (e non solo) di un decisivo volano di crescita (se non di sopravvivenza), in un momento globalmente difficile. Tutto ciò è ancora più pesante in realtà come il Veneto, in cui i settori dei lavori pubblici e dell’edilizia sono stati negli ultimi anni un motore forte nel traino per la creazione di benessere”.
“Ovviamente a ciò dovrà aggiungersi almeno un parziale trasformazione “endogena” del settore. Se è vero che in Italia e certamente nella nostra Regione si è costruito molto, forse troppo senza valutarne con attenzione il prezzo ambientale e sociale, sembra giunto il momento propizio in cui l’edilizia e per certi versi anche l’installazione di impianti pensino ad un loro processo evolutivo che li guidi ad una trasformazione dalla quantità alla qualità. Vanno ad esempio intercettati e incentivati i bisogni preminenti: riqualificazioni, ristrutturazioni, restauri, costruzioni di case “ecocompatibili” e ad emissioni zero ed installazione di impianti tecnologicamente avanzati sia per la sicurezza che per il risparmio energetico. La riconferma delle agevolazioni fiscali del 55% contenute nel pacchetto anti crisi approvato dal Governo è un segnale importante in questo senso”.
“Di fronte alla crisi –conclude Moras- le imprese artigiane edili venete sono in grado di svolgere a pieno il proprio compito, per garantire la tenuta dell’economia locale ma hanno però bisogno di sostegno reale e concreto dalle banche e dalle Istituzioni, che si trasformi in opportunità di lavoro e di sviluppo”.
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