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La Germania contro l’ortofrutta italiana

09/03/2009
Le richieste di alcune catene di distribuzione tedesche riguardanti l’ortofrutta italiana sono inaccettabili”. Lo afferma Confagricoltura sulla base dei primi accordi commerciali per la campagna frutticola 2009, che confermano che gruppi importanti della distribuzione organizzata stanno chiedendo alle aziende esportatrici italiane di abbassare il livello di residui di agrofarmaci anche del 60-70% rispetto ai normali valori ammessi dalla normativa comunitaria. Comportamento che costituisce una vera e propria barriera commerciale”.

Confagricoltura ricorda che gli agrofarmaci vengono normalmente usati in agricoltura per contrastare i parassiti fungini e animali delle piante. Esistono limiti di impiego rigidissimi stabiliti per legge e l’Italia, dai risultati dei controlli, è tra i primi Paesi europei nel rispetto di tali limiti, con percentuali di campioni fuori norma al di sotto dell’1%.

“La produzione italiana di ortofrutta è tra le più sicure al mondo - afferma Confagricoltura – e i consumatori non devono lasciarsi trarre in inganno da dichiarazioni che nulla hanno a che fare con la realtà scientifica del fenomeno”.

In Europa, da anni, è in atto un processo di ottimizzazione dell’impiego di agrofarmaci e di implementazione della sostenibilità ambientale, attraverso tecniche colturali come la lotta integrata e la produzione biologica. In dieci anni, sono stati eliminati per legge oltre il 50% dei principi attivi.

I limiti dei residui ammessi e l’impiego delle sostanze attive – spiega Confagricoltura - vengono concertati a livello europeo dalle massime autorità nazionali. Ecco perché non ha senso che alcune catene della distribuzione debbano deliberatamente scegliere di seguire strade più restrittive senza peraltro alcun fondamento scientifico.

L’Italia esporta nel mondo 3 milioni di tonnellate di ortofrutta ogni anno. Il mercato tedesco è il mercato di riferimento delle nostre esportazioni ortofrutticole con oltre un milione di tonnellate assorbite ed un valore di 1,5 miliardi di euro/anno.

Il sospetto di Confagricoltura è che qualcuno stia utilizzando la leva dei residui ammessi per sovvertire le normali regole della concorrenza. Un comportamento, quello della distribuzione tedesca, che richiede un intervento deciso e coordinato del mondo imprenditoriale ed istituzionale.

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