Italia del vino scommette: seconda parte dell’anno positiva
Questi gli effetti dei primi tre mesi dell’anno nelle casse delle 50 aziende protagoniste dell’indagine: nel 62% dei casi un decremento del fatturato, per il 23% un pareggio e per il 15% un aumento, segno evidente che la crisi c’è e fa sentire i suoi effetti anche sul comparto vitivinicolo. A causare questo calo generalizzato, in primis, un vero e proprio cambiamento del “modus bibendi”, peraltro ampiamente prevedibile. Il consumo del vino, insomma, non sta crollando e i ritmi di vendita si mantengono su livelli decisamente accettabili. Quello che sta accadendo è, piuttosto, un riposizionamento dal punto di vista del prezzo, con una confortante compensazione dei mercati più vivi rispetto a quelli più stanchi. Una dinamica che, naturalmente, finisce per sacrificare qualche punto percentuale del fatturato, ma che in sostanza non sembra paralizzare le vendite, come è successo in altri comparti produttivi. Dal portafoglio prodotti delle aziende si scelgono i vini di prezzo più concorrenziale, sacrificando la fascia alta dei listini, ma gli ordini vengono comunque emessi.
Il 2009 resta comunque un anno molto duro e pone, fra gli altri, un punto interrogativo molto forte: abbiamo toccato il fondo e quindi siamo già in fase di risalita o ancora ci sarà da soffrire? Un dato concreto per rispondere a questa domanda non sembra ancora maturato, ma, senza dubbio, il comparto vitivinicolo sta affrontando questa incertezza senza ricorrere a misure drastiche come è accaduto in altri settori produttivi. Si fa molto affidamento nella imminente stagione turistica per risollevare il consumo interno che probabilmente sta soffrendo, ma, intanto, si continuano a trovare buone risposte in termini di vendite dai mercati esteri, specie quelli asiatici ed est europei. Un anno di non facile previsione, dunque, dove, purtroppo, il dato più certo è una generalizzata instabilità dei mercati, con qualche caso più grave come gli Stati Uniti o l’Inghilterra, in cui probabilmente il bandolo della matassa verrà ritrovato attraverso una solida politica aziendale senza scomporsi, per esempio, con iniziative commerciali poco coerenti, perché tutto sommato, il sistema vino è sano e in molti casi i problemi di mercato possono essere ricondotti ad un effetto di terrore “indotto”.
Il mondo del vino italiano, ricordiamolo, è già abituato ad una certa fibrillazione a partire dal 2001, e ha saputo produrre i necessari “anticorpi” a situazioni congiunturali difficili, impostando la propria strategia soprattutto sull’apertura di nuovi mercati. Insomma, l’attuale crisi, pur nella sua difficoltà conclamata e straordinaria, potrebbe rivelarsi per gli imprenditori del vino italiano meno difficile del previsto. Naturalmente, ogni previsione resta decisamente difficile, ma il mondo del vino potrebbe essere in grado di fronteggiare anche un’onda lunga di criticità economica, soprattutto potendo contare su sbocchi di mercato tendenzialmente dai grandi numeri come, solo per fare gli esempi più evidenti, quelli asiatici e dell’est Europa.
Confagricoltura, l’organizzazione che raccoglie le migliori aziende vitivinicole del Bel Paese, considera l’appuntamento del Vinitaly come una tappa fondamentale della propria attività e sarà presente alla kermesse veronese con una serie di importanti e articolate iniziative in cui le più importanti griffe dell’enologia italiana saranno presenti sotto il marchio della “A” di Confagricoltura.
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