Nuova legge veneta sul lavoro
"La nuova legge regionale sul mercato del lavoro segna uno spartiacque tra la gestione centralizzata delle politiche per l’occupazione e la prima vera ed organica riforma federale del mercato del lavoro – ha aperto i lavori Annamaria Giacomin, presidente dell’Ordine dei Consulenti del Lavoro di Treviso –. Questa riforma cade in un momento delicato del sistema produttivo, minato dalla crisi occupazionale e di fiducia imprenditoriale. Con la nuova legge i nostri imprenditori avranno la consapevolezza di poter fare affidamento sulle istituzioni, mentre il sistema produttivo godrà di un mercato del lavoro più moderno, flessibile e con concrete azioni di sostegno alle fasce deboli. Per la prima volta la Regione ha inserito nella Commissione regionale per la concertazione tra le parti sociali un rappresentante delle libere professioni designato dall’associazione interprofessionale. Non so se a livello regionale siamo i più rappresentativi in termini numerici, ma sicuramente siamo i più competenti della materia e vederci esclusi dall’organo collegiale più importante sarebbe una beffa".
Per Antonio Vegna, presidente dell’Ordine dei Consulenti del Lavoro di Venezia: "Il consulente del lavoro è un qualificato professionista al fianco delle imprese venete ed in particolare della piccola e media impresa, ma è anche sempre più un partner tecnico della Pubblica Amministrazione, un esperto di politiche attive del lavoro e un valido interlocutore per le istituzioni. La nuova legge regionale, nello specifico l’articolo 62, riconosce al nostro Ordine la peculiarità di potersi rapportare direttamente alla Regione e, partendo da questo importante riconoscimento, Regione e Enti Territoriali dovrebbero rivolgere maggior attenzione ai nostri 1.800 iscritti in Veneto, che rappresentano un patrimonio di informazioni per le politiche attive del lavoro e sono interlocutori locali per il perseguimento degli obiettivi volti al contrasto della disoccupazione, al reimpiego, alla cultura della sicurezza, all’integrazione sociale, alle pari opportunità. I tempi sono maturi per far accedere i consulenti del lavoro al tavolo regionale della Commissione per la concertazione sociale, all’Osservatorio regionale sul mercato del lavoro e alle commissioni provinciali sul lavoro".
La nuova Legge n. 3 del 13 marzo 2009, oltre a prevedere in ottemperanza alla Riforma Biagi del 2003 un modello misto di servizi per il lavoro con la presenza di operatori privati a fianco dei servizi pubblici delle Province – cui spettano funzioni di programmazione territoriale, mentre la Regione conserva il ruolo d’indirizzo, coordinamento, controllo e valutazione –, istituisce la Borsa lavoro del Veneto per favorire domanda ed offerta; avvia in forma sistematica nuovi strumenti per l'inserimento lavorativo; ridefinisce l'istituto dell'apprendistato e del tirocinio, favorendo la diffusione dell'apprendistato nelle imprese e stabilendo che gli oneri della formazione esterna siano a carico del sistema pubblico. Altri obiettivi prioritari sono la promozione della responsabilità sociale d'impresa, la sicurezza, il contrasto al sommerso.
"Per quanto riguarda il sociale, la legge tutela i lavoratori in momenti di crisi istituendo due nuovi strumenti d’intervento: il Fondo Regionale per il sostegno al reddito e all’occupazione e il Fondo di Rotazione – spiega Elena Donazzan, assessore regionale alle Politiche dell’Istruzione e della Formazione –. Il Fondo per il sostegno al reddito e all’occupazione è destinato a finanziare assegni di sostegno a favore di lavoratori privi di ammortizzatori sociali. Il Fondo di Rotazione, compartecipe il sistema delle banche, è finalizzato ad anticipare ai lavoratori, in particolare delle piccole imprese, la cassa integrazione guadagni straordinaria, anche in deroga, in attesa dell’effettiva erogazione di tale indennità".
Dopo la prolusione “La tutela della famiglia e la retribuzione lavorativa” di Annibale Marini, presidente emerito della Corte Costituzionale, l’avvocato Innocenzo Megali ha illustrato i contenuti della legge. A seguire una tavola rotonda sugli effetti e i potenziali sviluppi della nuova legge per il Veneto del terzo millennio. Nella prima sessione si sono confrontati i rappresentanti dell’economia reale e, nel corso del dibattito, sono stati commentati i dati di una recente indagine Mediobanca-Unioncamere sui bilanci: trequarti delle medie imprese italiane segnalano un peggioramento dei tempi di incasso dei crediti; il 61% teme insolvenze per possibile fallimento dei clienti; il 30% ricorre a dilazioni di pagamento verso i fornitori; il 25% ha percezione che ci siano fornitori a rischio di fallimento.
"La legge veneta sul lavoro è un grande passo in avanti per la nostra regione – l’analisi di Gian Angelo Bellati, direttore Unioncamere del Veneto –. Essa ha obiettivi ambiziosi che, per essere raggiunti, necessitano di risorse importanti. Il DDL Calderoli sul federalismo fiscale può diventare, se realizzato in modi e tempi adeguati, il mezzo per meglio arrivare agli obiettivi della legge regionale. Non dimentichiamo infatti che il residuo fiscale del Veneto, cioè quanto regaliamo ad altre regioni, è di circa 15 miliardi di euro annuali; dalle ricerche effettuate da Unioncamere del Veneto, le Amministrazioni pubbliche venete potrebbero, riducendo tale residuo, aumentare le risorse a loro disposizione fino ad un +78%. Cifre imponenti che potrebbero andare a vantaggio anche delle politiche regionali e locali per il lavoro della nostra regione e quindi per le aziende e i lavoratori veneti".
"La scelta dello Stato di riconoscere le singole peculiarità del territorio è condivisa ed appoggiata dagli albergatori e dalle categorie – la posizione di Claudio Scarpa, direttore AVA –. In questo modo si offre la possibilità di esaltare le peculiarità dei singoli territori sia dal punto di vista produttivo, che economico e culturale. Si tratta di una linea politica che potrà soltanto giovare alla nostra Regione. Non possiamo dimenticare l’identità dell’imprenditoria veneta: si contraddistingue sul territorio nazionale e internazionale, per un sistema produttivo basato sulla piccola impresa. Si tratta di certo di un sistema anomalo rispetto alla realtà economica italiana; proprio per questa peculiarità della nostra regione è fondamentale il riconoscimento delle singole caratteristiche del territorio da parte dello Stato italiano".
"La gestazione troppo lunga ha prodotto una legge vecchia, che non tiene conto dei cambiamenti registrati nel mondo del lavoro in questi ultimi anni, manca totalmente un sistema di ammortizzatori per la vasta area dei nuovi contratti atipici – incalza Paolino Barbiero, segretario generale provinciale Cisl Treviso –. Malgrado ciò, sulla base dell’accordo siglato tra sindacati e Regione sugli ammortizzatori da utilizzare in questa fase di crisi, teniamo un giudizio sospeso, in attesa di verificare se si sarà in grado di dispiegare una strategia di politiche attive. Attualmente il quadro di riferimento mostra una tendenza verso processi di deroga alla contrattazione nazionale, che sono molto pericolosi, quando invece la contrattazione territoriale dovrebbe rappresentare un plus, non un sistema sostituivo".
Nella seconda sessione si sono confrontati Carlo Alberto Tesserin, vicepresidente Consiglio Regionale Veneto; Elena Donazzan, assessore regionale alle Politiche dell’Istruzione e Formazione; Pierpaolo Baretta, onorevole Gruppo PD; Denis Farnea, assessore Formazione Professionale, Occupazione e Personale Provincia di Treviso; Sergio Rosato, direttore Veneto Lavoro.
La giornata si è conclusa con la premiazione dei consulenti del lavoro iscritti da 30 anni ai rispettivi Ordini provinciali. Attualmente l’Ordine Provinciale di Venezia conta 277 consulenti, quello di Treviso 269.
Giacomo Garbisa