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Vino: gli antichi egizi lo usavano in medicina 5000 anni fa

14/04/2009
Il vino era già utilizzato cinquemila anni fa in medicina dagli antichi egizi che usavano arricchirlo con erbe e resine secondo i ricercatori dell’Università di Pennsylvania del Museo di Archeologia e Antropologia. E’ quanto afferma la Coldiretti nel riferire i contenuti del rapporto del gruppo di ricerca guidato da Patrick E. McGovern pubblicato negli “Atti dell’Accademia Nazionale di Scienze” (PNAS del 13 aprile), che sono particolarmente interessanti per l’Italia che è il primo produttore mondiale di vino.

L’analisi chimica di alcune damigiane, datate attorno al 3150 avanti Cristo e ritrovate negli scavi, ha rilevato - sottolinea la Coldiretti - la presenza di erbe e resine di alberi immerse nel vino di uva al quale venivano quindi riconosciute proprietà medicinali. Si tratta - continua la Coldiretti - della prima prova chimica dell’uso di questi rimedi organici in medicina da parte degli egiziani della quale si avevano sono conoscenze sulla base di papiri risalenti dal 1850 prima di Cristo.

Gli effetti positivi per la salute del consumo moderato di vino sono stati confermati da numerosi studi scientifici come negli Stati Uniti dove è stata addirittura data la possibilità a un produttore di indicare sulle etichette del proprio vino il contenuto di "resveratrolo", un importante antiossidante con effetti benefici sull'apparato cardiovascolare. E' soprattutto il resveratrolo, presente in particolare nel vino rosso, la sostanza che ha l'influenza positiva sulla salute che va sotto il nome di “paradosso francese”. Si tratta - spiega la Coldiretti - della dimostrazione di come i francesi non soffrano di malattie cardiovascolari nonostante i consumi di cibi grassi che vengono “combattuti” dai polifenoli disciolti nel vino. Recenti studi medici hanno stabilito che il consumo prolungato di vino determina sostanziali modificazioni strutturali a carico di componenti del sangue: i globuli rossi, le piastrine e altri fattori della coagulazione, provenienti dal sangue di soggetti considerati “bevitori abituali”, hanno una resistenza superiore nei confronti di stimoli ossidativi rispetto alle cellule sanguigne degli astemi.

Altro filone di ricerca è quello sulle proprietà anti invecchiamento con prove preliminari che dimostrano come nel vino vi sono delle componenti che sono in grado di ritardare l'invecchiamento delle cellule. Gli ambiti della ricerca - evidenzia la Coldiretti - sono molti altri ancora: dalla cosmesi, alla chirurgia plastica, dalla prevenzione dei tumori (il consumo di tre bicchieri la settimana ridurrebbe sensibilmente il rischio di tumori al colon per una percentuale del 68 per cento), alla prevenzione delle malattie cardiovascolari (rischio di infarto tra gli abituali consumatori di vino rosso si riduce del 30 per cento).

Vi sono interessanti prospettive di studio - continua la Coldiretti - anche sugli allergeni: il potenziale allergenico di alcune sostanze nel vino viene annullato sorprendentemente, mentre è noto il potere antistress dovuto alla presenza della melatonina, un neurormone che svolge un ruolo importantissimo nella regolazione dei ritmi circadiani (sonno-veglia) che influenzano l'umore.

Con una vendemmia nazionale attorno ai 45 milioni di ettolitri (+ 5 per cento) si è verificato nel 2008 - conclude la Coldiretti - uno storico sorpasso quantitativo dell'Italia sulla Francia dove la raccolta dell'uva è stata stimata in calo del 5 per cento per un quantitativo di 44 milioni di ettolitri. Un risultato che - precisa la Coldiretti - è il frutto anche di una crescita qualitativa della produzione Made in Italy con circa il 60 per cento dei raccolti destinati alla produzione di vini Docg, Doc e Igt. Sono 477 i vini a denominazione di origine controllata (Doc), controllata e garantita (Docg) e a indicazione geografica tipica (316 vini Doc, 41 Docg e 120 Igt).

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