Maria Stuarda di Gaetano Donizetti
Composta da Donizetti su un libretto di Giuseppe Bardari tratto dalla tragedia Maria Stuart di Friedrich Schiller e andata in scena al Teatro alla Scala di Milano il 30 dicembre 1835, l’opera prevede due grandi ruoli femminili: quello della regina di Scozia Maria Stuarda (Maria Malibran a Milano), che sarà interpretato da Fiorenza Cedolins (al debutto nel ruolo) in alternanza con Maria Costanza Nocentini (che sostituisce l’indisposta Irina Lungu), e quello di Elisabetta I d’Inghilterra, che sarà affidato a Sonia Ganassi in alternanza con Maria Pia Piscitelli. Nel ruolo di Roberto conte di Leicester si alterneranno i tenori José Bros e Dario Schmunck, in quello di Giorgio Talbot i bassi Mirco Palazzi e Federico Sacchi, in quello di Lord Guglielmo Cecil i baritoni Marco Caria e Simone Piazzola; Pervin Chakar sarà Anna Kennedy. Fabrizio Maria Carminati dirigerà l’Orchestra e il Coro del Teatro La Fenice (maestro del Coro Claudio Marino Moretti). Denis Krief firma regia, scene, costumi e luci del nuovo allestimento coprodotto dalla Fondazione Teatro La Fenice con la Fondazione Teatro Lirico Giuseppe Verdi di Trieste, la Fondazione Teatro di San Carlo di Napoli e la Fondazione Teatro Massimo di Palermo. L’opera sarà presentata con sopratitoli, nell’edizione critica curata da Anders Wiklund sulla base dell’autografo donizettiano conservato a Stoccolma.
La prima di venerdì 24 aprile 2009 sarà seguita da sei repliche, domenica 26 alle ore 15.30 (fuori abbonamento), martedì 28 alle 19.00 (turno D), mercoledì 29 alle 19.00 (turno P), giovedì 30 alle 19.00 (turno E), sabato 2 maggio alle 15.30 (turno C) e domenica 3 maggio alle 15.30 (turno B).
Dopo il successo milanese di Anna Bolena nel 1830, la fama di Gaetano Donizetti (1797-1848) era ormai consolidata in tutta Italia. Nel marzo 1834, dopo un’assenza di sedici mesi, il compositore bergamasco tornava a Napoli con tre incarichi di prestigio: la nomina a «maestro di contrappunto e composizione del Real Collegio di musica», la commissione per un gala reale in luglio e la composizione di un’opera seria per il Teatro di San Carlo.
Per quest’ultimo compito, Donizetti scelse un soggetto tragico, la Maria Stuart di Schiller (Weimar 1800), che in quegli anni circolava per i palcoscenici della penisola grazie alla compagnia di Gustavo Modena nella traduzione italiana di Andrea Maffei (1830). Non potendo disporre del grande librettista Felice Romani, irritato nei suoi confronti e in procinto di cambiare attività, Donizetti ricorse a un esordiente di appena diciassette anni, lo studente di legge calabrese Giuseppe Bardari. L’inesperienza del giovane collaboratore favorì il diretto coinvolgimento del compositore nella stesura del testo, e la «tragedia lirica» che ne derivò è dal punto di vista drammatico uno dei libretti più vivi del teatro donizettiano.
Il dramma si svolge nei castelli di Westminster e di Fotheringhay nel 1587. Leicester, innamorato della regina di Scozia Maria Stuarda, imprigionata, cerca di farla incontrare con la regina d’Inghilterra, Elisabetta, approfittando del favore di cui gode presso quest’ultima. Maria, che pure implora il perdono di Elisabetta, non riesce a trattenersi e chiama la rivale «meretrice» e «vil bastarda» (in quanto figlia di Anna Bolena). In seguito alle insistenze di Leicester che accendono la sua gelosia, Elisabetta si convince a condannare a morte Maria, che muore con dignità.
Il 19 luglio 1834 l’opera era già pronta e Donizetti iniziò le prove pur non avendo ancora ricevuto l’approvazione della censura. Ai primi di settembre, nella prima prova con l’orchestra le due cantanti Giuseppina Ronzi De Begnis (Maria) e Anna Delsere (Elisabetta) interpretarono i termini forti contenuti nel libretto con tale convinzione da giungere alle mani. Il fatto fece scandalo e il re, per sollecitazione della moglie Maria Cristina – lontana discendente di Maria Stuarda – o per una generalizzata avversione nei confronti di violenze e fatti di sangue, ne proibì la rappresentazione. Il librettista Pietro Salatino, già collaboratore di Donizetti, ebbe allora il compito di scrivere un libretto completamente diverso tratto dalle Istorie fiorentine di Machiavelli, cui il compositore adattò gran parte della musica composta per Maria Stuarda: il lavoro andò così in scena a Napoli il 18 ottobre 1834 sotto il titolo di Buondelmonte.
La cantante Maria Malibran, informata delle polemiche, si entusiasmò del soggetto di Maria Stuarda e insistette per dare l’opera alla Scala. Dopo una revisione del libretto ad opera di Calisto Bassi, il dramma approdò a Milano con il suo vero titolo il 30 dicembre 1835. Tuttavia la Malibran volle deliberatamente ignorare i cambi concordati con la censura e lo spettacolo fu proibito dalle autorità dopo sei repliche, fatto del tutto eccezionale una volta iniziato il ciclo di rappresentazioni.
L’opera si snoda in affascinanti duetti, come quelli tra Elisabetta e Leicester e tra Leicester e Maria; nel finale del primo atto, incentrato sullo scontro tra la Stuarda ed Elisabetta d’Inghilterra, va notata la peculiare dilatazione operata dal compositore nella parte interlocutiva centrale (tempo di mezzo), a scapito dei settori lirici (il Larghetto precedente e la stretta conclusiva), molto più brevi: Donizetti dimostra così un intenso, aggiornato interesse per l’immediatezza drammatica e l’approfondimento psicologico. Nel secondo atto il duetto-confessione con Talbot e l’aria finale di Maria sono tra i momenti più coinvolgenti non solo dell’opera, ma di tutta la produzione del compositore.
A più di un secolo dalla prima rappresentazione Maria Stuarda riacquistò lo spicco che meritava grazie a un revival a Bergamo nel 1958 e da allora è stata più volte riproposta sui maggiori palcoscenici internazionali.