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Il maltempo accentua la fragilità idrogeologica italiana

05/05/2009
Un tributo in vite umane, migliaia di persone evacuate, danni per centinaia di milioni di euro, stato d’emergenza per i territori colpiti, stato di calamità naturale per le campagne: queste, ancora una volta, le conseguenze di un’ondata di maltempo sul nostro Paese, un evento ormai ricorrente e le cui caratteristiche di intensità accentuano l’inadeguatezza della nostra rete idraulica. Alla violenza delle precipitazioni si sta aggiungendo, quest’anno, un numero di giorni piovosi superiore alla media (nel modenese, ad esempio, nei primi 120 giorni dell’anno è piovuto ben 53!) e che impedisce il completo prosciugarsi dei terreni, così come il ritorno al regolare deflusso delle acque.

In questo quadro si inserisce l’indefesso lavoro dei Consorzi di bonifica che, unitamente alle altre strutture territorialmente preposte alle emergenze, hanno evitato che gli eventi atmosferici avessero conseguenze ben più gravi; in una situazione di conclamata insufficienza della rete di scolo delle acque, per la quale l’ANBI, da tempo, chiede il varo di un Piano straordinario di adeguamento e manutenzione, il costante lavoro delle idrovore che da giorni funzionano 24 ore su 24 ininterrottamente e l’attuarsi di esperte manovre idrauliche sono risultati determinanti nel risolvere situazioni di grave crisi. Territori importanti come quelli di Piacenza, Vicenza, Cremona, Pavia hanno rischiato l’alluvione, come pochi giorni prima era successo in Campania, in Puglia, in Molise, in Sicilia. Sul territorio è unanime il riconoscimento del ruolo svolto dai Consorzi di bonifica, rimasti l’unico presidio territoriale permanente e la cui esperienza è fondamentale per affrontare le emergenze, ma anche per programmare il futuro grazie ad un parco-progetti, immediatamente cantierabile, con positivi riflessi anche occupazionali e che viene riproposto, anche questa volta, a servizio del Paese.

"La situazione idrogeologica italiana non ammette ulteriori rinvii – commenta Massimo Gargano, Presidente dell’Associazione Nazionale Bonifiche e Irrigazioni - bisogna operare subito, evitando interventi tampone, ma assumendo come prioritaria una logica, che non esitiamo a definire la “prevenzione civile”. E’ dal 1998 che segnaliamo, inascoltati, il bisogno di un piano straordinario di manutenzione della rete idraulica del Paese; allora venne indicata la necessità di un investimento pari a 1500 milioni di euro. Oggi, a fronte della crescente urbanizzazione la situazione è ben più grave: ormai non è più sufficiente l’adeguamento dell’attuale rete idraulica; è necessario avviare urgentemente il Piano Nazionale degli Invasi, come da tempo chiediamo. Si tratta di piccoli e medi bacini che, posti lungo i principali corsi d’acqua e a monte degli agglomerati urbani, abbinino la funzione di trattenere le acque in eccesso a quella di riserva per i momenti di necessità, con evidenti ricadute anche di carattere ambientale; una prima indicazione, redatta dai Consorzi di bonifica, segnala esigenze per oltre un miliardo di euro."

Servono, quindi, decise volontà politiche per sollecitare ulteriormente le quali, l’ANBI ricorda che negli ultimi 80 anni, in Italia, si sono registrati 5.400 alluvioni e 11.000 frane, coinvolgendo 70.000 persone e causando danni per 30.000 miliardi di euro nel solo ultimo ventennio. Attualmente, il 60% dei comuni è a rischio idrogeologico molto elevato; il 7,1% del territorio nazionale è classificato a potenziale rischio idrogeologico più alto, comprendendo tra l'altro, 7.791 chilometri quadrati di aree alluvionabili.

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