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Vino Rosé: l’Italia difende la tradizione

04/06/2009
“E’ motivo di grande soddisfazione il fatto che in Europa, grazie alla nostra pressione - unita a quella della Francia - la discussione sui metodi di produzione del vino rosé si riapra: la Commissione ha infatti preso atto della forte contrarietà che abbiamo espresso sulla proposta comunitaria ed oggi sul tema esistono margini di negoziazione”.

Lo ha detto il Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali Luca Zaia, intervenendo a tutela del metodo di produzione tradizionale del vino rosé, che vede allineate sulla stessa posizione Francia e Italia.

“Non daremo mai il nostro consenso alla legalizzazione di una pratica che consente di ottenere il rosé da una semplice miscela: va difesa la qualità del rosato, un vino molto pregiato che – ha detto Zaia – non può essere confuso con mix di dubbia qualità”.

Lo scorso marzo la Commissione ha avanzato una proposta che, se accolta dal Parlamento, consentirebbe dal 1° agosto 2009 di trovare in distribuzione bottiglie di rosé prodotto miscelando vino bianco e rosso, accanto alle bottiglie di rosato classico, ottenuto dalla tradizionale vinificazione “in rosa” delle uve rosse. Una differenza sostanziale perché il nuovo rosé sarebbe una semplice miscela, mentre l’altro è il prodotto di un procedimento delicatissimo che utilizza le medesime uve del vino rosso, ma in fase di macerazione del mosto elimina le bucce, per far sì che il vino acquisti un colore rosato e un gusto più leggero.

“Come abbiamo già detto in più occasioni – aggiunge Zaia - tuteleremo in ogni modo il vino rosé tradizionale e con esso la cultura, l'esperienza e la storia del nostro agroalimentare: la difesa della territorialità e della tradizione rimane un obiettivo prioritario del nostro impegno diplomatico”.

La partita è aperta: la discussione sul futuro del rosé sarà al centro delle prossime due riunioni del Comitato di gestione, in programma lunedì 8 e venerdì 19 giugno.

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