Accesso al credito: oltre il danno la beffa
“E’ dal novembre dello scorso anno che la Regione Veneto prima in Italia, ha stanziato ai Consorzi Regionali di 2° grado dell’Artigianato 11 milioni di euro per fronteggiare la crisi finanziaria a favore delle imprese artigiane –denuncia Claudio Miotto, Presidente regionale di Confartigianato- Da oltre 2 mesi però, le principali Banche non rispondono ai Consorzi Regionali, che hanno proposto le convenzioni operative. I solleciti cadono nel vuoto. Il motivo è che secondo le Banche i tassi concordati non sarebbero, per loro, sufficientemente remunerativi”.
“E’ uno scandalo –prosegue Miotto- che ancora una volta il sistema bancario non faccia alcuno sforzo per aiutare le imprese bloccando di fatto uno strumento in grado di garantire affidamenti per ben 200 milioni di euro!. La Regione ha messo i fondi, i Confidi non fanno pagare la maggior garanzia e le Banche cosa fanno?”.
E dire che lo strumento è importante, perchè l’aumento della garanzia sui finanziamenti dal 50% sino al 70% avrebbe certamente favorito l’accesso al credito da parte delle imprese in un momento congiunturale di particolare difficoltà. Ad accedere alla maggiore agevolazione dovevano essere le esigenze finanziarie di sostegno alla gestione corrente, di ristrutturazione delle posizioni debitorie e di consolidamento delle passività debitorie.
“Ci farebbe piacere –sottolinea Mario Citron, Presidente del Consorzio Regionale di Garanzia per l’Artigianato- che le Banche, locali e non, mettessero sulle nostre proposte di convenzione la stessa attenzione che hanno dato alla individuazione del “balzello” con cui intendono sostituire “la commissione di massimo scoperto” che cesserà di essere operativa con il 28 giugno 2009. Le prime indicazioni che abbiamo raccolto dai principali istituti di credito evidenziano che sono al vaglio formule del tipo: incremento dei tassi d’interesse, applicazione di una nuova commissione per scoperto di conto, applicazione di un importo fisso per ogni giorno in cui sul conto si presenti un saldo debitore, applicazione di modalità diverse in presenza di sconfinamento senza fido, utilizzo del fido nel limite del concesso e di utilizzo del fido al di fuori di tale limite”.
Tutto ciò determina una certa difficoltà di orientamento sia per le aziende che per i privati cittadini, difficoltà che molto plausibilmente si concretizzerà anche in un ulteriore aggravio degli oneri bancari; in particolare l’ipotesi accreditata che il nuovo “modo operandi” vada a colpire il fido accordato e non il fido effettivamente utilizzato renderà gli oneri finanziari più pesanti in particolare per chi richiede credito più per scopi cautelativi che per effettiva necessità; l’applicazione di una commissione media di massimo scoperto dello 0,75% su uno sconfinamento trimestrale massimo di € 1.000,00 incideva € 7,5, mentre l’applicazione di un importo fisso per ogni giorno di sconfinamento porterebbe una spesa di € 100,00, a titolo di importo massimo trimestrale addebitabile, con un incremento superiore al 1.300%.
“L’arma vincente per arginare una nuova difficoltà per le aziende –conclude Citron- sarà quella di affidarsi a strutture qualificate, con forte valenza nel mercato del credito e che abbiano idonea capacità contrattuale con gli istituti bancari, come i Confidi, affinché vengano convenzionati al meglio questi “nuovi ed irrinunciabili” introiti del sistema bancario”.
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