Olio: in vigore nuova etichetta, finisce era prestigiatori
Il nuovo regolamento comunitario n. 182 del 6 marzo scorso, in vigore dal 1° luglio sull’intero territorio comunitario, prevede che l’etichetta riporti esattamente l’origine del prodotto confezionato in una delle seguenti soluzioni:
•Origine dello Stato membro, origine UE o paese Terzo. Il made in Italy sta tutto qui dentro. Si potrà scrivere prodotto 100% italiano solo quando l’olio extra vergine e vergine di oliva sia stato ottenuto da olive prodotte e frante in Italia.
Negli altri casi si tratta di miscele di:
•oli comunitari; quando si tratta di un olio extra vergine ottenuto dalla miscela di oli provenienti da paesi dell’UE. Per esempio: Spagna e Grecia;
•oli non comunitari; nel caso di oli extra vergine ottenuti dalla miscela di oli provenienti da paesi extracomunitari. Per esempio: Tunisia, Marocco e Siria;
•oli comunitari e extracomunitari; nel caso di oli extra vergine ottenuti dalla miscela di oli provenienti da paesi comunitari e extracomunitari. Per esempio: Spagna, Grecia, Marocco e Tunisia.
OLIO I DATI E LA CONSISTENZA DEL SETTORE
L’olio extra vergine di oliva è protagonista sulla tavola degli italiani ed è motore dello sviluppo economico di un sistema di imprese che trova nel legame tra origine obbligatoria e territorio il punto di equilibrio più alto rappresentato dalla qualità. Un legame forte che dà valore al prodotto targato made in Italy.
L’Italia, ricorda l’Unaprol, è il crocevia del mercato dell’olio di oliva ed è il baricentro della produzione di qualità del Mediterraneo.
Due miliardi di Euro il valore della produzione alla pianta. Oltre duecentocinquanta milioni le piante di olivo messe a dimora su oltre un milione e duecentomila ettari. Trecento cinquanta le varietà di olive catalogate che rendono il nostro Paese primo al mondo per ricchezza di cultivar da olio e da tavola dalle quali si ricavano oli extra vergini di oliva dai sapori unici ed irripetibili.
E’ questa ricchezza dei sapori che negli ultimi anni sta alimentando anche il fenomeno del turismo dell’olio, che sviluppa un giro di affari che sfiora i 20 milioni di Euro con circa due milioni di visitatori all’anno tra frantoi, agriturismi e aziende agricole.
Ad arricchire questo fenomeno virtuoso vi sono diciassette strade e vie dell’olio, che tracciano il percorso del gusto di trentasette DOP ed una Igp già riconosciute dall’Unione europea.
L’approvvigionamento degli oli extra vergini di oliva da parte dell’industria italiana avviene in funzione degli andamenti quali quantitativi della campagna in maniera variabile dai produttori italiani e dai paesi del bacino del Mediterraneo.
In media tra le cinquanta e le centomila tonnellate provengono dal Nord della Puglia e da alcune aree della Calabria, Sicilia e Campania. Tra le trecento e le quattrocento mila tonnellate sono importate da Spagna e Grecia, cui si aggiungono Tunisia e altri paesi del Maghreb.
Oltre 200 mila tonnellate all’anno sono invece dirette al mercato estero, con un plus medio in valore del 50%. Le quote di mercato del nostro Paese oscillano tra il 60 e l’80%.
La produzione media italiana di olio di oliva in generale si attesta sulle 550 mila tonnellate all’anno, mentre il consumo interno supera mediamente le 800 mila tonnellate. L’Italia è quindi costretta ad importare prodotto dall’estero per soddisfare la sola domanda del consumo interno. In quest’ottica il provvedimento normativo sull’obbligo di indicare obbligatoriamente l’origine in etichetta per l’olio di oliva va nella direzione di salvaguardare produttori e consumatori consentendo a questi ultimi di fare scelte di acquisto consapevoli.
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