La ricerca delle nostre origini e delle abitudini dei nostri progenitori ha da sempre affascinato l’umanità. Non da meno nella Riviera Friulana, dove tuttora sussistono tracce importanti della civiltà degli antichi Romani, si è sviluppato un filone di ricerca che mira ad approfondire la conoscenza degli usi e costumi dei fondatori e degli abitanti dell’Aquileia romana (UD). Soffermandosi in particolare sulle consuetudini alimentari e del gusto. Da oltre vent’anni infatti alcuni ristoratori della Riviera Friulana, inizialmente stimolati dal compianto regista RAI, Giancarlo Deganutti, dall’indimenticato Mario Caliz, esponente degli esercenti, e da Milocco, operatore turistico, hanno captato la curiosità della clientela e dei gourmet, e non solo, di essi. Per finalizzare un circuito enogastronomico a tema sul territorio anticamente di competenza della città di Aquileia. E’ così nato ‘A tavola con gli antichi Romani’, evento che si sviluppa nei ristoranti del mandamento cervignanese. In particolare a La Colombara, di Vanni Aizza, Ai Patriarchi, di Franco Mattiussi, e Ai due leoni, di Mauro Pollo, ad Aquileia, a Villa Ilenia, di Edo Soardo, a Torviscosa. E in altre location improvvisate ma efficaci, a Itinerannia, a San Giorgio di Nogaro, a Friuli DOC, a Udine, in Carinzia. Dove sono proposte le ricette degli antichi Romani, principalmente ricavate dagli scritti di Marco Gavio Apicio, primo enogastronomo della storia a noi conosciuta. In particolare dal suo libro ‘De re coquinaria’ (sulle cose di cucina). Nelle ultime edizioni de ‘A tavola con gli antichi Romani’, una giovane ricercatrice, Lucia Salierno, ha proposto di volta in volta gli esiti dei suoi studi sulle abitudini dei nostri progenitori. In spiritose ed esaurienti relazioni che ha ora pubblicato, componendo il volume che prende il nome dalle serate enogastronomiche. Il libro ’A tavola con gli antichi Romani’ è stato presentato di recente, a San Giorgio di Nogaro (Ud), cittadina che sorge lungo l’antico tracciato della via romana Annia, la quale dà il nome alla locale DOC dei vini (Friuli Annia). A introdurre l’autrice e il volume è stato Carlo Morandini, presidente regionale e vicepresidente nazionale della Stampa Agricola, Agroalimentare, dell’Ambiente e Territorio. E’ stata proprio l’ARGA del Friuli Venezia Giulia a rilanciare in questi anni la manifestazione, con l’adesione entusiasta dei media, specializzati e non. Morandini ha infatti spiegato il percorso di crescita dell’iniziativa. Lasciando poi spazio alla Salierno per l’illustrazione dei diversi capitoli. Il libro, realizzato con il concorso del Comune di Aquileia e la collaborazione della professoressa Sonia Blason, tratta delle abitudini alimentari legate al consumo della carne da parte dei Romani, che si cibavano, come noi, i prodotti derivati dal maiale. Meno consueto l’uso di carni bovine, perché i bovidi erano impiegati per trainare i carri e l’aratro. Crostacei, gamberetti, triglie, ma anche l’anguilla. E un pesce da noi scomparso, come la murena, erano il cibo delle famiglie più agiate. Come l’anatra arrosto, il nostro ‘masurin’, o germano reale. E l’altra cacciagione locale. Tra le verdure, i cardi, i fagioli, gli ortaggi tradizionali. Ma non i pomodori, giunti dalle Americhe. Mentre era noto l’uso officinale e medico di alcune piante. E tra i piatti la minestra d’orzo, il melone servito con il pepe, il polipo condito, il prosciutto in crosta alla romana, i funghi trifolati, il purè di zucca (il nostro ‘zuf’). Perfino il gelato e la cassata. Ce n’è a sufficienza per poter affermare che la nostra civiltà è davvero figlia di quella degli antichi Romani, dei quali ha fortunatamente ereditato le usanze alimentari più …moderne.
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