Il ciclo dei rifiuti e i reati ambientali connessi
21/07/2009
Sarebbe sbagliato pensare che oggi possa filare tutto liscio nella complessa organizzazione che sta alla base del ciclo dei rifiuti e della tutela dell’ambiente. I recenti avvenimenti apparsi sulle cronache padovane lo dimostrano. Per avere un’idea della vastità del problema bisogna sapere che nel 2008 le denuncie di reati ambientali presentate in Procura dall’Arpav del Veneto sono state ben 490. In effetti la difesa dell’ambiente ha ormai assunto una rilevanza sempre più grande in questi anni nei quali l’opinione pubblica ha seguito in maniera crescente ogni fatto collegato alla qualità ambientale, come di pari passo è cresciuta l’attenzione del legislatore. D’altra parte l’iter dei rifiuti, attraverso la produzione, la raccolta e il riciclaggio è complesso e non sempre identificabile da parte degli addetti ai controlli ed in particolare delle forze di polizia giudiziaria e guardia di finanza. Insomma nella filiera dei rifiuti i passaggi sono diversi ed è sopratutto nelle fasi di stoccaggio e trasporto dei rifiuti che spesso si verifica l’imponderabile. Altrimenti non sarebbe potuto accadere ciò che si è scoperto nell’Alta padovana.E tutto ciò avviene nonostante che nelle diverse Leggi ambientali dello Stato e delle Regioni siano previste regole severe sui diversi transiti. Insomma spesso agli ecotrafficanti non preoccupa che esistano decine di controlli e di regolamenti che dovrebbero rendere impossibile occultare il contenuto e la pericolosità di interi carichi di rifiuti. Purtroppo nelle pieghe della Legge i mercanti di rifiuti trovano sempre qualche strada per farla franca. Un carico può diventare più leggero anche di diversi quintali, oppure dei calcinacci di cantiere possono diventare ghiaino o “stabilizzato” per produrre calcestruzzo o sottofondi per strade e fondamenta di edifici. Queste sono alcune delle strade possibili per personaggi di pochi scrupoli nell’ambito dei rifiuti solidi urbani e liquidi. Ecco perchè tutti dobbiamo diventare ambientalisti e nessuno deve aver paura di denunciare quelli che giustamente possono essere chiamati dei veri e propri misfatti ambientali. Ma come evitare che la criminalità si impossessi del businnes del rifiuto e che il rifiuto diventi oggetto di operazioni poco pulite ? L’imperativo categorico è la massima sorveglianza e la riduzione del rifiuto. E riducendolo, oltre che fare del bene all’ambiente, limiteremmo le speculazioni degli ecotrafficanti. Un passo avanti in questa politica della riduzione del rifiuto, sopratutto di quello sintetico è la decisione della Commissione europea di vietare l’utilizzo, dal 1 gennaio 2010, delle borse di plastica. Anche perchè se noi riuscissimo a riciclare i nostri elettrodomestici potremmo risparmiare alla nostra aria 3,5 milioni di tonnellate di anidride carbonica (CO2) all’anno. E dall’umido potremmo ottenere tanta energia. Ma un altra possibilità di risparmio a monte del rifiuto è quella che è partita il 1 luglio di quest’anno, quando una grande catena di supermercati eliminerà i sacchetti di plastica per la spesa (oltre 200 milardi di pezzi all’anno solo in Europa) e offrirà alla clientela delle alternative ecologiche. Ma anche le aziende possono fare la loro parte: utilizzare per le confezioni dei prodotti solo imballaggi riciclabili. Dunque se ci mettiamo tutti d’impegno i rifiuti si possono limitare.
Gianni Genghini assoc. ambient. L’Azzurro intorno a noi