Ogni giorno chiudono 5 aziende artigiane della meccanica
La crisi sta sconvolgendo una delle colonne portati dell’economia regionale: oltre 19.000 aziende e 70.000 dipendenti. Nella nostra regione ogni giorno chiudono i battenti in media 5 aziende artigiane della meccanica. Una moria che non trova più compensazione con la nascita di nuove imprese e che ha ridotto di 338 unità il comparto solo nei primi sei mesi dell’anno.
“Siamo al paradosso –sottolinea Nichele- in cui il settore nel quale più si è investito in ricerca, innovazione e tecnologia, indebitandosi di conseguenza in misura maggiore rispetto ad altri, si trova attualmente con un calo di ordinativi tale da non poter onorare gli impegni ed è costretto a mettere in mobilità i propri dipendenti.”
E non è l’unico mito che questa crisi di portata straordinaria sta sfatando. Anche la validità economica delle aggregazioni viene messa in qualche modo in discussione. E’ il caso del CAM (Consorzio Artigiani Metalmeccanici): 18 aziende del territorio vicentino aggregatesi nel 1989, una forza lavoro di 200 addetti ed un fatturato complessivo di € 25milioni….nel 2008.
“La crisi si sta ripercuotendo in modo amplificato nel settore della subfornitura metalmeccanica –ammette Sandro Venzo presidente di CAM e del Gruppo Giovani di Confartigianato veneto- e l’essere in gruppo non ci ha salvaguardato. Anzi, nel primo semestre del 2009 registriamo una diminuzione percentuale del fatturato pari al 35% rispetto allo stesso periodo dell’esercizio precedente. E le stime per la seconda metà dell’anno sono di ulteriori perdite. Prevediamo di chiudere l’anno con un calo di circa il 40% attestandoci su un giro d’affari di 15 milioni”. “Con riduzioni di questa entità –conclude Venzo- è ovvio che le imprese non siano in grado di onorare i debiti ne con le banche ne con il fisco. Condivido pertanto la assoluta necessità di una moratoria sui crediti costruita in modo che anche le piccole imprese ne possano trarre giovamento. Sarebbe auspicabile infine che i nostri committenti italiani, prendendo spunto dalla forte presa di posizione sui ritardi di pagamento della Pubblica Amministrazione da parte di Confindustria, adeguassero i loro nei nostri confronti portandoli dagli attuali 88 giorni (di media con punte di 150/180) ai 30/60 giorni medi come nel resto d’Europa”.
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