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Clima: con effetto serra rischia anche made in Italy

12/08/2009
Il riscaldamento del pianeta provoca il cambiamento delle condizioni ambientali tradizionali per la stagionatura dei salumi, per l'affinamento dei formaggi o l'invecchiamento dei vini e mette a rischio anche il patrimonio di prodotti tipici Made in Italy. E’ quanto afferma la Coldiretti nel commentare l'allarme lanciato da un gruppo di produttori francesi di vino e da Greenpeace dalle colonne del quotidiano Le Monde che chiedono al presidente e al ministro dell'Ambiente di agire tempestivamente e di perorare la causa al prossimo vertice globale sul clima di Copenaghen".

Se le ondate di calore estive e le devastanti grandinate che colpiscono il sud della Francia rischiano di compromettere la produzione francese la situazione potrebbe diventare preoccupante anche in Italia. I prodotti tipici devono le proprie specifiche caratteristiche “essenzialmente o esclusivamente all'ambiente geografico comprensivo dei fattori umani e proprio alla combinazione di fattori naturali e umani” che il surriscaldamento del pianeta rischia – sottolinea la Coldiretti - di compromettere. Un pericolo che in Italia riguarda un paniere di prodotti che - continua la Coldiretti - ha superato i 20 miliardi di euro in valore e che registra primati mondiali nei vini, nei prodotti a denominazione di origine e nelle specialità tradizionali.

L'aumento delle temperature provoca anche la migrazione dei prodotti tipici verso nord con un processo che è in realtà in Italia si sta già verificando un significativo spostamento della zona di coltivazione tradizionale di alcune colture come l'olivo che è arrivato quasi a ridosso delle Alpi,

Ma i cambiamenti climatici in corso si manifestano anche - sottolinea la Coldiretti - con la più elevata frequenza di eventi estremi con sfasamenti stagionali, precipitazioni brevi ed intense, un maggiore rischio per gelate tardive, l'aumento dell'incidenza di infezioni fungine e dello sviluppo di insetti come le cavallette e la riduzione della riserve idriche.

Si tratta di processi - conclude la Coldiretti - che rappresentano una nuova sfida per l'impresa agricola che deve interpretare il cambiamento e i suoi effetti sui cicli delle colture, sulla gestione delle acque e sulla sicurezza del territorio.

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