Il Delta Po è il più a rischio nel Mediterraneo
02/10/2009
“Coniugare ecologia ed economia; è questa una delle principali questioni sul futuro delle lagune, preziose risorse naturali e produttive, la cui gestione riveste un interesse pubblico generale, che richiede azioni sia di carattere ambientale che idraulico.” Lo ha affermato il Direttore Generale dell’Associazione Nazionale Bonifiche e Irrigazioni, Anna Maria Martuccelli, intervenendo nell’ambito del Convegno Internazionale sulle Lagune, in corso di svolgimento a Taglio di Po, in provincia di Rovigo. “Per questo – ha aggiunto – le lagune devono godere di una disciplina nazionale nell’ambito della più ampia politica ambientale, cui devono concorrere Stato e Regioni. Sono ambienti di straordinario pregio, la cui gestione, in particolare la loro vivificazione, necessita di un approccio interdisciplinare e sperimentale, come quello proposto dal neonato Laboratorio Internazionale di Ca’ Vendramin, voluto dal Consorzio Delta Po Adige in piena sintonia con i rinnovati obbiettivi, disegnati dalla nuova Legge Regionale veneta sulla Bonifica, indirizzata a perseguire tre “sicurezze”: territoriale, ambientale, alimentare; queste finalità, unitamente al grande patrimonio di esperienza idraulica, fanno del Consorzio di bonifica, l’ente più idoneo e qualificato alla gestione degli ambienti lagunari.”
In apertura del simposio, Umberto Simeoni, geologo dell’Università di Ferrara, aveva indicato, a nome del Gruppo Nazionale per la Ricerca sull’Ambiente Costiero, alcune criticità vissute dai principali delta mediterranei; la foce del fiume Po è la più a rischio, subendo la pressione di numerose, possibili emergenze: si va dall’erosione costiera e dalla destabilizzazione delle dune all’incremento dei fenomeni di acqua alta e di inondazione, dalla anossia delle acque alla salinizzazione dei terreni con conseguente riduzione della produzione del settore primario.
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