Giovani Confagricoltura: richieste ai Parlamentari Europei
I prezzi all’origine dei prodotti agricoli in Italia sono scesi rispetto al 2000 dell’1,8 per cento; i costi sono aumentati del 28 per cento. Ecco perché i redditi dei nostri agricoltori sono calati di quasi il venti per cento rispetto al livello medio del 2000-2004. Mentre i redditi degli agricoltori dell’Europa a 15 sono praticamente rimasti fermi negli ultimi anni.
“La questione dell’evoluzione della Pac e le nostre esigenze di classe imprenditoriale del mondo agricolo europeo stanno tutte in queste semplici cifre - afferma il presidente Saraceno -. Se sapremo invertire la tendenza, se saremo capaci “di dare futuro a chi ha futuro” guarderemo con più fiducia al domani”.
“Chiediamo una politica agricola specifica per i giovani agricoltori? - si chiede il Presidente dell’Anga -. Più che altro chiediamo una politica per le imprese; non sussidi ma piuttosto motivazioni per i giovami a diventare imprenditori agricoli o a rimanere alla guida delle aziende agricole che oggi conducono. E se la Pac sarà reattiva e pronta a cambiare, come stanno cambiando i mercati e le aspettative degli operatori, forse non avremo più bisogno di provvedimenti specifici per noi”.
Agli europarlamentari chiediamo tre cose:
Far conoscere ai cittadini europei cos’è stata e cos’è la politica agricola comunitaria; comunicare l’importanza di quelle risorse nel bilancio Ue e quanto valgono in termini di obiettivi strategici. “Occorre recuperare a Bruxelles - ha ribadito Saraceno - quella consapevolezza e quell’impegno che ci hanno consentito di avere una Politica agricola comune importante”.
Poi vanno confermate le risorse agricole anche per il dopo 2013. Un’esigenza imprescindibile che garantirebbe sicurezza e affidabilità alle politiche soprattutto in questa delicata fase recessiva. “Ma per noi dell’Anga - continua Saraceno - non sembra scandaloso chiedere addirittura un’inversione di tendenza rispetto al continuo declino dell’incidenza della spesa agricola sul totale del bilancio comunitario. E’ necessario un impegno maggiore sul fronte finanziario; mentre qui si parla unicamente di come contenere il probabile taglio. No, non ci sembra la giusta ottica.”
Infine, chiediamo una Pac che premi finalmente le vere imprese come non ha fatto sinora. E che crei il contesto giusto per esaltare la competitività ed il talento di noi giovani agricoltori. Oltre al problema del bilancio per il “post 2013” dobbiamo trovare delle forme per gestire le ricorrenti crisi di mercato - conclude il presidente di Anga - e poi la Pac deve aiutare a vendere il prodotto. Su questo fronte serve sicuramente un maggiore impegno da parte degli operatori, che devono realizzare - e qui mi rivolgo ai colleghi delle ‘giovanili’ degli altri settori dal Commercio all’industria alla Pmi - un vero e proprio partenariato per la commercializzazione. Ma la politica deve creare il giusto contesto ad esempio finanziando la promozione e l’acquisizione di servizi reali all’altezza delle nostre esigenze. Finanziando le aziende però e non gli stessi fornitori di servizi”.
Le altre proposte dell’Anga riguardano:
• Primo insediamento: è utile per favorire l’ingresso dei giovani agricoltori ma ha alcuni difetti di fondo. L’indennità potrebbe essere scaglionata per anni e differenziata per tipologia aziendale in base al volume di affari dell’impresa. Va abbinato al prepensionamento in modo da favorire la fuoriuscita de imprenditori anziani dal settore che rendono disponibile le terre.
• Pagamento unico su base storica: penalizza i giovani che vogliono diventare imprenditori agricoli. Si potrebbe invece spingere sino a 400 euro la soglia minima di non pagamento delle domande Pac e destinare il ricavato ad aumenti del pagamento disaccoppiato per i giovani under 40.
• Subentro: potrebbe essere finanziato nell’ambito dei Psr e potrebbe costituire una misura validamente alternativa o di accompagnamento al primo insediamento così come si propone di ridisegnarlo.
• Formazione degli operatori. Finanziando ad esempio il programma comunitario Peja per gli scambi di giovani agricoltori tra Paesi esteri.
“Una strategia complessa e complessiva - ha concluso il presidente dell’Anga salutando gli ospiti e gli intervenuti - che non ci illudiamo possa portare frutti nell’immediato. Ma noi giovani agricoltori sappiamo e possiamo attendere; perché guardiamo più lontano. E ci darà fiducia il solo fatto di aver cambiato registro. A patto di averlo fatto davvero”.
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