Un milione di alberi contro frane e danni da effetto serra
Una foresta che andrà ad aggiungersi a quelle già esistenti, che coprono il 34% della superficie nazionale ed assorbono oltre 10 milioni di tonnellate di anidride carbonica l’anno. Un patrimonio di bellezza e salute gestito per il 63% dalle nostre aziende agricole.
Le frane assassine, la violenza improvvisa e devastatrice dei torrenti, le distruzioni, i morti. La cronaca di questi ultimi mesi è un bollettino di guerra: la terra e l’acqua da fonte di vita diventano tombe. E’appena successo in Sicilia, ma la strage di Messina è solo più evidente di tante altre luttuose vicende che, ogni anno, disseminano di croci l’Italia.
Natura matrigna? No, natura abbandonata.
“L’agricoltura - ha detto Vecchioni - chiede attenzione perché sa di poter dare all’uomo, alla terra, all’aria tutto quello che ha sempre dato: un contributo alla vita. L’agricoltura dà anche quando non ha soccorsi di fronte alle tempeste improvvise: lo ha fatto dal momento in cui la più grande crisi finanziaria internazionale di tutti i tempi si è abbattuta sull’economia. A difendere il pasto degli italiani, i cui soldi ogni mese valevano una settimana di meno nella borsa della spesa, è stata l’agricoltura. Anche se i redditi delle aziende del settore precipitavano”.
Lo sforzo delle imprese agricole per dare un contenuto fertile a quello che oggi chiamiamo “ambiente” troppo spesso non viene ricordato. Ma anche qui l’agricoltura dà ed è pronta a dare molto di più: un contributo determinante e pulito alle poche risorse energetiche della Penisola, che si declina con precisione: biomasse, eolico, fotovoltaico.
“L’agricoltura “avanzata”, quella che si basa sulla ricerca e le nuove tecnologie, nell’ultimo mezzo secolo ha fatto molto per il nostro Paese e molto può fare per contrastare i rischi del cambiamento climatico causato da quello che è universalmente noto come “effetto serra” - ha aggiunto Vecchioni - avvertendo ancora: “Ma attenzione, deve essere chiaro che non dobbiamo correre il rischio di minare il nostro autoapprovvigionamento alimentare, da un lato usando giusto rigore per far tornare i conti delle emissioni in casa nostra e dall’altro aumentando le importazioni da Paesi che, producendo di più, fanno crescere i gas serra prodotti sul Pianeta. Un paradosso che potrebbe portare la sostenibilità ambientale globale ad un netto peggioramento”.
“E’ compito della buona politica - ha concluso il presidente di Confagricoltura - trovare il giusto equilibrio nel fornire il quadro in cui operare, evitando paradossi del genere. Il nostro mondo delle imprese agricole è già pronto a raccogliere la sfida”.
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