Serata d'Addio di e con Paolo Villaggio
PREVENDITE: Circuito www.vivaticket.it by Charta
PER NOALE Biglietto unico € 12,00. PREVENDITA anche presso Edicola Rossetto (piazza Castello, Noale tel. 041.4433485) - Ufficio Informazioni (Villa principe Pio, Via Don Minzoni - Mira, tel. 041.4266545). INFO NOALE: 041.5897248-68 / 041.442320 / 041.4266545 /
PER PORTOGRUARO: Biglietto intero € 12,00 - carta d'argento € 8,00. Ingresso gratuito per ragazzi fino ai 10 anni. PREVENDITA anche presso Negozio L'Ottico (Via Carneo 11 - Concordia Sagittaria) ore 9.00 - 12.30 / 16.00 - 19.30, chiuso lunedì pomeriggio. INFO PORTOGRUARO: 0421.277282 – 348.2617769
VENDITA la sera stessa dalle ore 20 nel luogo di spettacolo.
www.provincia.venezia.it/eventiculturali / www.arteven.it
SCHEDA DETTAGLIATA SUI PEZZI IN PROGRAMMA
PAOLO VILLAGGIO
in
“Serata d’addio”
di Paolo Villaggio
“Il fumo uccide”
ispirato a “Il tabacco fa male” di Anton Cechov
“Una vita all’asta”
ispirato a “Il canto del cigno” di Anton Cechov
“L’ultima fidanzata”
ispirato a “L’uomo dal fiore in bocca” di Luigi Pirandello
“Il fumo uccide”
A sipario chiuso si spengono le luci in sala e, da dietro le quinte, si sente sommessa la voce del protagonista che rassicura la moglie sull’esito e l’efficacia del suo monologo antifumo, antialcol, e antidroghe varie. La voce della moglie non si sente mai, ma solo la voce angosciata e per nulla rassicurante del poveretto, che sembra decisamente succube della donna. A proscenio, compare il protagonista. Indossa un frac molto elegante, si presenta al pubblico, che chiamerà “spettabile pubblico” e comincia il suo monologo. Dice che è un ex tabagista e spiega quali sono i terribili danno del fumo. Ogni tanto, sommessamente, si rivolge alla quinta di destra dove “c’è” la moglie in agguato, pronta a fargli passare dei brutti momenti. Dirà quindi spesso: «Va bene così vero? Come sto andando?» insomma sembra che più che a ricevere l’approvazione del pubblico, lo interessi convincere quella belva umana che lo sta controllando. Poi sempre monologando con il pubblico scende in sala e il suo rapporto con la moglie va a calare, fino al punto che quando è sicuro di non essere più aggredito, comincia a pietire boccate di sigarette e una “pompata” a collo di whisky canadese. Insomma, perde ogni ritegno e riconosce che alcolisti, fumatori accaniti si rimane per tutta la vita. Alla fine da al pubblico un’immagine di sé penosissima. Esce dal fondo dopo aver mandato al diavolo la moglie. Si capisce che per quel disgraziato c’è in agguato un futuro senza denaro, senza lavoro e, purtroppo, con una terribile dipendenza da quei vizi di cui non è mai riuscito a liberarsi. Rientra dalla tenda a fondo sala, o da una porticina laterale, con le luci in sala, e scompare.
“Una vita all’asta”
Si apre il sipario, in una mezza luce che poi si fa più intensa, c’è lo stesso protagonista senza la giacca del frac, ma solo con lo sparato e con la schiena nuda. E’ sdraiato su una grande poltrona di cuoio con le rotelle. In un palcoscenico polveroso c’è la grossa buca del suggeritore che non si vedrà e non si sentirà mai. E’ quello di sempre, di tutta la sua carriera teatrale. Sparsi disordinatamente sul palcoscenico ci sono vari oggetti, che stanno per essere venduti all’asta dalla voce di un banditore che non si vede. Lui spiega che quella non è una serata d’addio, non è uno spettacolo nel quale lui si esibirà, ma semplicemente la sua ultima comparsa in un palcoscenico di teatro. «Vedete - spiega – sto vendendo le poche cose che mi sono rimaste alla fine di una lunga carriera».
Tutte le volte che la voce del banditore mette all’asta degli oggetti, che possono essere vasi, il lampadario del teatro, costumi di scena, ecc. lui ricorda un episodio della sua vita in teatro legato a quell’oggetto. Polemizza anche con il suggeritore in buca (sempre invisibile e muto), perché mentre a lui ogni oggetto lo emoziona, si commuove infatti per momenti di trionfo e si umilia per serate con un pubblico feroce, per papere clamorose ecc…, il suggeritore rimane impassibile come se non gli importasse nulla. Alla fine, terminata l’asta, quando gli portano via anche la poltrona dove è seduto e sulla quale aveva recitato l’avaro di Molière, si rivolge al pubblico: «Grazie signori per la vostra pazienza e per avermi sopportato in questa rivisitazione dei miei ricordi». Ma prima di uscire si rivolge a quel suggeritore maledetto e, con una punta di commozione, gli dice: «Ciao stronzo. Sei l’unico che non ti sei mai commosso».
“L’ultima fidanzata”
Seduto su una panchina, all’uscita della metropolitana vicino al Colosseo a Roma, il solito protagonista vestito in modo dimesso. Sembra che cerchi disperatamente di fermare chi esce dalla metro. «Scusi signore! Mi permette?.... ehi lei, là in fondo!... Signor vigile?» nessuno gli risponde. Allora si rivolge al pubblico in sala: «Vi rendete conto di quanto feroci siano i cattolici che da, ahimè, troppo tempo, si sono dimenticati di essere dei buoni cristiani? E l’amore per il prossimo? E il discorso della montagna di Gesù? “Ama il prossimo tuo come te stesso?”…» Ad un certo punto si rivolge perfino ad un cavallo che tira una carrozzella. E qui spiega al pubblico perché avrebbe bisogno di essere confortato. Un medico suo amico gli ha appena detto che ha una brutta malattia ad un polmone. Racconta: «Quanto mi resta da vivere? – chiede fingendo molto coraggio». Il medico senza guardarlo negli occhi e mentre gli scrive il referto alza l’indice della mano sinistra. E lui, «Un anno?» il medico scuote la testa, «Un mese?» fa lui angosciato, e il medico: «Si, ciccia!». Lui capisce che ha una sola settimana di vita. Spara un cazzotto con rabbia sul naso del dottore e va via senza pagare il conto. Ma qui spiega al pubblico che quella notizia terribile, invece di buttarlo in uno stato di prostrazione profonda, lo libera da tutte le sue paure: l’insuccesso, la mancanza di una grande storia d’amore. Capisce che si è liberato di una famiglia ormai insopportabile. Insomma, non è certo felice, ma si è liberato di tutto. Racconta poi di come ha cercato di farsi convincere dell’esistenza di una vita dopo la morte contattando un grande psicologo, poi il capo di un monastero sulle colline della città e, infine, buttandosi a leggere libri sacri e scientifici nei quali c’è scritto che l’anima dell’uomo sopravvive alla morte del corpo. Racconta al pubblico che in questo suo girovagare, lui che era vigliacco, è diventato coraggioso, racconta anche che lui, in questa nuova condizione, riesce quasi a fare innamorare una ragazza bella e intelligente. Al punto che la ragazza gli dice: «Lo sai che io vorrei fare un figlio con te? E anche se sei vecchio vivere al tuo fianco tutta la vita? Sei d’accordo?». Si rivolge al pubblico: «Non le ho neppure risposto e l’ho lasciata inebetita». «Vabbè - conclude - ora vi devo salutare, ma prima vi devo dire che mi sono liberato, soprattutto, della paura più grande che ha un uomo: quella della morte». Esce di quinta, e poi rientra: «Si però con voi voglio essere molto sincero. Domani mattina devo fare una risonanza magnetica, una TAC e tutti gli esami ematici. Perché io, di morire fra una settimana, non ci penso proprio!».
L'iniziativa è realizzata nell'ambito dell'Accordo di Programma tra la Regione del Veneto e la Provincia di Venezia.
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