Made in Italy: da subito operative le nuove regole
Quali i punti qualificanti?
Innanzi tutto l’introduzione dell’obbligo di indicare l'eventuale provenienza estera dei prodotti. Viene infatti esteso l’obbligo dell’indicazione dell’origine delle merci a tutti i proprietari e licenziatari di marchi che possa indurre il consumatore a credere erroneamente che le merci siano di origine italiana.
Non è più ammesso quindi che il marchio aziendale, se rischia di confondere il consumatore, non sia accompagnato dal made in …Non dimentichiamo che si tratta di un provvedimento a tutela del consumatore. Ed infatti vengono dissipate molte delle diatribe interpretative insorte e si cerca di assicurare un'efficace valorizzazione del prodotto interamente italiano. Se fino ad ora si potevano introdurre sul mercato nazionale merci presentate ai consumatori come interamente prodotte in Italia (attraverso indicazione di vendita varie, quali "100% Made in Italy", "100% prodotto italiano" o simili) da oggi invece, s'intenderà "realizzato interamente in Italia il prodotto o la merce, classificabile come made in Italy ai sensi della normativa vigente, e per il quale il disegno, la progettazione, la lavorazione ed il confezionamento sono compiuti esclusivamente sul territorio italiano".
Da non dimenticare infine che sono state inasprite le sanzioni a carico del produttore e del licenziatario che omettano di indicare l’origine estera dei prodotti: si tratta di illecito amministrativo passibile della sanzione pecuniaria da euro 10mila euro a 250mila euro a cui può associarsi anche la confisca amministrativa del prodotto o della merce (salvo che le indicazioni necessarie siano apposte, a cura e spese del titolare o del licenziatario responsabile dell’illecito, sul prodotto o sulla confezione o sui documenti di corredo per il consumatore).
“Solo nella filiera della moda veneta –commenta soddisfatto Claudio Miotto, Presidente regionale di Confartigianato- sono coinvolte oltre 25 mila imprese, metà delle quali nella produzione, con oltre 100 mila addetti. Una colonna dell’ economia regionale! Ora che non è più possibile vendere come “made in Italy” ciò che è stato prodotto all’estero ritengo sia iniziato un processo di valorizzazione del patrimonio di professionalità e know how che tutto il mondo ci invidiano. Ma la battaglia non è conclusa. Ora Governo, Parlamento e Parti Sociali sono chiamate ad affrontare il problema della valorizzazione e quindi della tutela del 100% made in Italy, cioè di tutto ciò che viene volontariamente, consapevolmente e completamente prodotto nel nostro Paese. E vogliamo che venga alzata la posta a livello di Unione Europea, perché la concorrenza, per essere leale, deve basarsi sulla trasparenza. Il consumatore deve sapere dove è stata prodotta una merce, di cosa è fatta, per poter valutare se il prezzo e a qualità sono congrui. Invece, con la scusa della libertà d’impresa si cerca di “spegnere i riflettori”, per far sembrare tutte le vacche dello stesso colore”.