Il Parlamento europeo vota per tutela marchio d'origine
La risoluzione che richiede norme commerciali trasparenti e coerenti a protezione dei consumatori, che prevedano anche indicazioni dell'origine, è stata approvata con 529 voti favorevoli, 27 contrari e 37 astensioni. L'obiettivo è di conoscere le condizioni sociali, ambientali e di sicurezza della fabbricazione, e garantire pari condizioni di concorrenza con i partner commerciali che già ricorrono a tale sistema. Va poi rafforzata la lotta contro le frodi doganali. Nel corso del dibattito parlamentare, oltre alla commissaria europea al commercio Catherine Asthon, sono intervenuti i deputati italiani Comi, Muscardini e Silvestris del gruppo popolare, Susta dei socialisti e democratici e Rinaldi dei liberali.
La Commissione europea ha presentato una proposta nel 2005 per un regolamento sull’indicazione del paese di origine di una serie di prodotti importati da paesi non europei. Ma la proposta è ancora bloccata da alcuni Paesi, soprattutto dell'Europa settentrionale, che non sono grandi produttori nei settori in questione. Il Parlamento chiede di mantenere intatto il testo del 2005 e di ripresentarlo dopo l'entrata in vigore del trattato di Lisbona, cioè dopo il 1° dicembre. Con il Trattato, infatti, il ruolo del Parlamento nel processo decisionale sul "Made In" viene rafforzato, e pone l'assemblea sullo stesso piano dei singoli Paesi.
La proposta, arenata come detto al Consiglio dei Ministri, introdurrebbe nell’UE un regime obbligatorio d'indicazione del paese d'origine a un numero limitato di prodotti importati, quali tessili, gioielleria, abbigliamento, calzature, mobili, cuoio, apparecchi per l’illuminazione, oggetti di vetro, ceramiche, borse e borsette. Secondo il Parlamento, le disparità tra le regolamentazioni vigenti negli Stati membri dell'UE e la mancanza di norme comunitarie chiare in materia danno luogo a un quadro giuridico frammentario che danneggia sia i produttori che i consumatori. La questione è fondamentale soprattutto per alcuni settori dell'industria italiana. Di recente una delegazione di parlamentari ha visitato i distretti italiani del tessile, su invito della parlamentare europea Lara Comi del PPE.
D'altro lato, parecchi dei principali partner commerciali dell'UE come Stati Uniti, Cina, Giappone e Canada, hanno introdotto obblighi di legge in materia di marchio d'origine. Se non si fa lo stesso in Europa il danno sulla concorrenza delle imprese europee sarebbe grave. Bisogna assicurare parità di condizioni con i partner commerciali che hanno introdotto obblighi in materia di marchio d'origine.
Inoltre i deputati europei si sono espressi sulla necessità di opportuni meccanismi di vigilanza e di lotta contro la frode in campo doganale, invitando la Commissione europea a intervenire energicamente, insieme agli Stati, per difendere diritti e aspettative dei consumatori in caso di frodi o comportamenti ingannevoli da parte di importatori e di produttori non UE.