Cosa cambia per i cittadini con il Trattato di Lisbona
Considerazione preliminare: Già oggi l'UE definisce molte delle norme che vengono applicate nei suoi 27 Stati membri, Italia compresa, evidentemente. Quasi tre leggi nazionali su quattro sono semplice applicazione della normativa europea. Queste norme si applicano in tutti i settori della vita economica e sociale, e garantiscono la qualità dei prodotti, la sicurezza alimentare, il rispetto dell'ambiente e dei diritti delle persone e lo sviluppo tecnologico come nessun altro sistema nel mondo. Inoltre, il mercato interno, l'euro e la cooperazione commerciale sono la dimensione naturale in cui si sviluppano le nostre economie. Idee come il programma "Erasmus" per gli scambi universitari (esteso adesso anche ai giovani imprenditori) sviluppano il senso di appartenenza europeo comune, in particolare tra i giovani: l'UE annulla le frontiere tra i popoli.
Il nuovo Trattato rinforza questo quadro e per questo è molto importante per tutti. Le innovazioni più importanti riguardano i diritti delle persone, l'energia e l'ambiente, e il settore della giustizia e della sicurezza. Ma anche sulla cultura, le politiche giovanili, lo sport, fino alla protezione civile, vengono introdotte importanti novità.
Innanzitutto il Trattato migliora il funzionamento dell'Unione europea, garantendo più democraticità al sistema istituzionale. Le competenze del Parlamento europeo, eletto direttamente dai cittadini, aumentano e si allargano in aree nuove. Anche i Parlamenti nazionali dei singoli Paesi europei acquisiscono un ruolo nel meccanismo di definizione delle norme. Insomma, un'Europa che non diventa un super Stato, ma che anzi si avvicina ai cittadini e ai loro eletti, nel rispetto delle diversità.
Su diritti e partecipazione, due altre novità sono da citare. La prima è la Carta dei diritti fondamentali, che diventa vincolante: i diritti individuali legati alla dignità dell'uomo, la libertà, l'uguaglianza, la solidarietà, alla cittadinanza e alla giustizia ottengono così una tutela più forte, che i diversi sistemi giuridici nazionali possono far valere accanto a quelli interni. Una garanzia importante per tutti i cittadini. L'altra grande novità è il diritto d'iniziativa popolare: con un milione di firme (poche per una dimensione, quella comunitaria, di 500 milioni di persone) i cittadini europei possono chiedere alla Commissione UE di intraprendere un'iniziativa legislativa in un'area di competenza comunitaria. Un grande strumento a disposizione del popolo, mai previsto in passato. Una consultazione aperta è in corso per determinare le regole di funzionamento di questo strumento.
Di cosa si occuperà l'Europa con il nuovo Trattato? Alle materie "classiche" si aggiungono, come detto, nuove competenze. Innanzitutto, si rafforza il ruolo dell'UE nel mondo: la nuova "Ministra degli Esteri", Lady Ashton, rappresenterà la voce dell'Europa per gli affari esteri e la politica di sicurezza, e conterà su un servizio diplomatico vero e proprio che tutelerà gli interessi dei cittadini europei nei Paesi extra UE. Da prima fornitrice di aiuti umanitari a livello mondiale, l'UE di Lisbona istituirà, tra l'altro, un corpo volontario europeo di aiuto umanitario verso chi soffre, nel mondo, gli effetti disastrosi di fame, guerre e calamità di vario genere. Le capacità militari restano nelle mani degli Stati membri, ma il Trattato prevede la possibilità di collaborazioni, anche a gruppi di Stati, su base volontaria per svolgere missioni di disarmo, aiuto umanitario, soccorso, consulenza militare e mantenimento della pace.
Sull'energia, per la prima volta ci sono obiettivi dichiarati: garantire il corretto funzionamento del mercato energetico, in particolare l'approvvigionamento energetico, l'efficienza energetica, il risparmio di energia, e incoraggiare lo sviluppo delle fonti e rinnovabili. Per l'ambiente, l'Ue diventa responsabile di preservare, tutelare e migliorare la qualità dell'ambiente; proteggere la salute; incoraggiare un uso prudente e razionale delle risorse naturali, con obiettivi ben precisi anche nella lotta ai cambiamenti climatici.
In materia di libertà, giustizia e sicurezza, l'Unione europea sarà meglio attrezzata per combattere le organizzazioni criminali che favoriscono l'immigrazione clandestina, per sostenere e promuovere le azioni nel campo della prevenzione della criminalità e per contrastare il terrorismo attraverso il congelamento dei proventi di attività illecite. Il trattato di Lisbona contiene anche l'impegno di elaborare una politica comune per l'immigrazione. La "clausola di solidarietà" tra i diversi Stati li obbliga a sostenersi a vicenda in caso di attacco terroristico, calamità naturale o opera dell'uomo.
In campo sociale, neanche con Lisbona si creerà una vera politica europea, in materia ad esempio di pensioni o di sanità. Ma il Trattato contiene una “clausola sociale” che garantisce sulla promozione di un elevato livello di occupazione, adeguata protezione sociale, lotta contro l'emarginazione eccetera. Inoltre, la Carta dei diritti comprende tutele su principi come il diritto all'informazione e consultazione nelle imprese, il diritto di negoziare accordi collettivi e di intraprendere azioni collettive, il diritto di accesso a servizi di collocamento gratuiti e la tutela contro ogni licenziamento ingiustificato, il diritto di accesso alla sicurezza sociale e all'assistenza sociale.
E i soldi UE? Nulla cambia per il momento. Il bilancio comunitario in corso copre il periodo 2007-2013. Ma presto si comincerà a guardare oltre, e a discutere sul prossimo bilancio, per il dopo 2013. Secondo logica, i fondi andranno alle priorità d'azione legate alle grandi sfide da affrontare. Così com'è oggi, il bilancio, che destina il 40% delle risorse a disposizione (scarse: circa l'uno per cento del PIL europeo) all'agricoltura e allo sviluppo rurale, a molti non sembra in linea con le esigenze dello sviluppo economico, dell'occupazione, delle nuove tecnologie, delle reti di comunicazione e della "green economy". E se si svilupperà, ad esempio, una politica comune in materia di immigrazione, serviranno più fondi anche in quell'area.
Insomma, conviene informarsi sul nuovo Trattato, per non rimanere spiazzati di fronte alle novità e cogliere tutte le opportunità. La rete di sportelli europei per i cittadini sparsi sul territorio (in Italia ce ne sono più di 50) serve anche a questo. Poi, come cambierà la nostra vita, lo vedremo: il nuovo Trattato è la scatola, da riempire di buona volontà, soprattutto a livello politico. Perché di un'Europa forte non si po’ più fare a meno, nell'interesse di tutti.