La Biennale di Venezia 1979-1980. Omaggio ad Aldo Rossi
A 30 anni dalla sua realizzazione viene proposta una rilettura del celebre progetto di Aldo Rossi per il Teatro del Mondo, edificio galleggiante ancorato alla Punta della Dogana, realizzato nel 1979 in occasione della mostra Venezia e lo spazio scenico, utilizzato nel 1980 dal Settore Teatro per la prima edizione del Carnevale di Venezia e trasportato via mare nell’estate del 1980 al Festival Teatrale di Dubrovnik.
“Il progetto per il Teatro del Mondo – spiegava Aldo Rossi - si caratterizza da tre fatti, l’avere uno spazio usabile preciso anche se non precisato, il collocarsi come volume secondo la forma dei movimenti Veneziani, essere sull’acqua. Appare evidente come essere sull’acqua sia la sua caratteristica principale, una zattera, una barca: il limite o confine della costruzione di Venezia”.
Nell’ambito delle Attività Permanenti e dei Settori Arti Visive/Architettura, Teatro e ASAC (Archivio Storico delle Arti Contemporanee), la mostra consente la valorizzazione e fruizione da parte del pubblico dei materiali dell’ASAC, così come attuato nel 2009 con la mostra Macchine di visione. Futuristi alla Biennale realizzata negli stessi spazi. Si tratta inoltre di una nuova iniziativa che concorre a identificare Ca’ Giustinian sede ideale della Biennale e centro di vita culturale della città.
L’allestimento prevede materiali e riproduzioni di documenti provenienti dall’ASAC, dalla Fondazione Aldo Rossi, dalla Libreria Marciana, dal Museo Correr e dalle Teche RAI, e in particolare:
- modello del Teatro del Mondo
- sfera metallica originale di coronamento della copertura
- struttura a riproduzione di un antico “mondo novo”, con immagini storiche
- documenti grafici, manifesti, disegni, fotografie e video (estratti RAI)
- corrispondenza dell’epoca e comunicati stampa
- estratti dal documentario Venezia e lo spazio scenico (la Biennale di Venezia)
- documentario Aldo Rossi. Il Teatro del Mondo a cura di Francesco Saverio Fera regia di Dario Zanasi
“Vorrei notare – spiegava Aldo Rossi nel 1981 - che il Teatro del Mondo mi ha colpito nella sua vita; cioè per la sua formazione e per il suo stare nella città e rispetto allo spettacolo. Mentre ascoltavo la sera dell'apertura del Teatro davanti alla Salute alcune musiche di Benedetto Marcello e vedevo la gente fluire sulle scale e assieparsi all'interno sulle balconate, ho colto un effetto che avevo solo genericamente previsto. Stando il Teatro sull'acqua si poteva vedere dalle finestre e fuori il passaggio dei vaporetti e delle navi come se si fosse stati su un'altra nave, e queste altre navi entravano nell'immagine del teatro costituendone la vera scena fissa e mobile.”
“E all’acqua, non solo a Venezia – scriveva ancora Aldo Rossi - le città affidavano compiti diversi. I barconi che scendono dal Ticino nella nebbia lombarda si trasformavano nelle barche del carnevale, le costruzioni sull’acqua segnano le incisioni delle città gotiche del nord.
Proprio l’immagine di Venezia, sintesi di paesaggi gotici e nebbiosi e di inserti o trasposizioni orientali, ne fissa la capitale della città sull’acqua. E quindi dei possibili passaggi, non solo fisici o topografici, tra i due mondi. Anche il ponte di Rialto è un passaggio, un mercato, un teatro.
Queste analogie del luogo nel progettare un edificio hanno per me un’importanza decisiva, se ben lette sono già il progetto. Anche se si tratta di un edificio dal tempo prevedibilmente breve, esso è solo un capriccio veneziano”.
“Non so se e come questo teatro o teatrino veneziano sarà costruito – annotava l’architetto a proposito della sua realizzazione - ma esso crescerà nei miei e negli altri disegni perché ha come un carattere di necessità: la sua limitata capienza permette la possibilità di spettacoli diretti, di tipo vario e soprattutto con un luogo centrale della città.
La sua struttura non poteva che essere in legno e non certo solo per il tempo della costruzione, che il tempo è materiale solidissimo e forte nel tempo. Ma perché è legato all’architettura di questo teatro non in un senso funzionalistico, ma perché esprime questa architettura: le barche di legno, il legno nero delle gondole, le costruzioni marinare.
Infine il teatro, stabile o provvisorio era una grossa opera di carpenteria appena mascherata dagli ori e dagli stucchi. Queste sono le poche note su un mio progetto indipendenti dalla possibilità della sua costruzione e dal suo uso. Ma certamente non indipendenti da una costruzione veneziana, da un modo di progettare che cerca solo nel reale la fantasia”.