Il Parlamento fotografa un Paese a rischio idrogeologico
“Non possiamo che apprezzare l’impegno di quanti avvertono come prioritari gli interventi per la tutela di un suolo, già morfologicamente fragile, come quello italiano” commenta Massimo Gargano, Presidente dell’Associazione Nazionale Bonifiche e Irrigazioni (A.N.B.I.).
I dati che seguono, riportati nell’atto di indirizzo, testimoniano la grave situazione presente nel Paese:
-negli ultimi 80 anni si sono verificati 5.400 alluvioni e 11.000 frane
-secondo il Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare, sono “a rischio elevato” l’89% dei comuni umbri, l’87% di quelli lucani, l’86% di quelli molisani, il 71% di quelli liguri o valdostani, il 68% di quelli abruzzesi, il 44% di quelli lombardi: in pratica, oltre la metà degli italiani vive in aree soggette ad alluvioni, frane, smottamenti, terremoti, fenomeni vulcanici e persino maremoti
-secondo il C.I.N.A.S., Consorzio Universitario del Politecnico di Milano, lo Stato, nel decennio 1994-2004, ha dovuto esborsare 20.946 milioni di euro per tamponare i danni di alluvioni, terremoti e frane più gravi, vale a dire oltre 2 miliardi l’anno, ai quali va aggiunto un altro miliardo e mezzo complessivo per interventi minori
-l’Italia è un Paese fortemente antropizzato con una densità media pari a 118 abitanti per chilometro quadrato (la Francia ne conta 114 , la Spagna 89) ma fortissime sperequazioni nella distribuzione territoriale: ai 68 abitanti per chilometro quadrato della Sardegna si contrappongono i 379 della Lombardia (da sola, questa regione registra una volta e mezza gli abitanti della Finlandia!)
-il patrimonio immobiliare italiano è stimato in 27 milioni di abitazioni; i più recenti riferimenti statistici indicano che, dal 2003 ad oggi, sono state costruite 1.600.000 abitazioni (oltre il 10% sono abusive!) nonostante, da 20 anni, la popolazione, nel nostro Paese, non sia cresciuta, ma al contrario sia calata sensibilmente e solo negli ultimi anni abbia dato segni di ripresa, grazie al contributo degli immigrati. Oggi l’Italia è il primo Paese in Europa per disponibilità di abitazioni, di cui il 20% non occupate!
-una recente mappatura, effettuata dal C.R.E.S.M.E., evidenzia la condizione critica, in cui versano oltre 20.000 edifici pubblici, tra cui scuole ed ospedali, realizzati in aree dichiarate di estrema pericolosità per esposizione al rischio idrogeologico o sismico
-spesso gli Enti Locali, per motivazioni politiche quali l’approvazione di piani urbanistici o la destinazione di aree edificabili, non attuano il principio della prevenzione e, a volte, strutture pubbliche (scuole , caserme, ospedali, stazioni) vengono costruite in aree a rischio quali, per esempio, quelle nelle prossime vicinanze dei fiumi
-secondo i dati comunicati dal Governo, l’estensione delle aree a criticità idrogeologica è pari al 9,8% del territorio nazionale (il 6,8% coinvolge direttamente centri urbani, infrastrutture ed aree produttive). Il fabbisogno necessario per la sistemazione complessiva della situazione di dissesto sul territorio nazionale è stimato in 44 miliardi di euro, di cui 27 miliardi per il Centro-Nord e 13 miliardi per il Mezzogiorno, oltre a 4 miliardi per il recupero e la tutela del patrimonio costiero.
La mozione impegna il Governo
-a presentare ed a dotare delle opportune risorse pluriennali il piano nazionale straordinario pr il rischio idrogeologico, secondo le indicazioni già comunicate alle Camere
-ad attuare sollecitamente la Direttiva Europea sulla valutazione e gestione dei rischi di alluvioni
-a promuovere iniziative normative, che introducano norme a favore della difesa del suolo e della riduzione del rischio idrogeologico, in modo da costituire un quadro di riferimento certo per singole normative regionali.
“Contribuire a diffondere la conoscenza su questo atto parlamentare – conclude Gargano - ci pare un doveroso passo per la sensibilizzazione dell’opinione pubblica verso problemi, drammaticamente emersi nelle scorse settimane, ma che la memoria collettiva pare avere già rimosso. A fronte dei dati sopra riportati e che cancellano ogni alibi, chiediamo, una volta di più, che la sicurezza idrogeologica e la manutenzione dell’imponente reticolo di scolo (quasi 200 mila chilometri di canali e corsi d’acqua naturali ed artificiali gestiti dai Consorzi di Bonifica) siano assunte come priorità nelle politiche del Paese, che continua a spendere molto più per riparare i danni di quanto destina alla prevenzione”.
Proponiamo di iniziare a lavorare in questa direzione.