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Banche dati per le televendite in Italia fuorilegge?

03/02/2010
Le banche dati delle televendite in Italia sotto il mirino dell'Unione europea: la mancata osservanza delle norme europee in materia di tutela della privacy e comunicazioni elettroniche (la cosiddetta "e-Privacy") da parte dell'Italia ha obbligato la Commissione europea ad avviare un procedimento giudiziario nei confronti dell'Italia per mancata osservanza delle norme europee.

In Italia sono state costituite banche dati per le televendite ricavate da elenchi pubblici di abbonati senza che gli interessati abbiano acconsentito esplicitamente all'uso di queste informazioni. L'uso di queste banche dati era autorizzato fino al 31 dicembre 2009 da una legge italiana (la 14 del 27 febbraio 2009), ed è stato prorogato di ulteriori sei mesi. Ma gli interessati non sono stati informati né del trasferimento dei loro dati da elenchi telefonici a banche dati costituite a fini commerciali, né hanno acconsentito all'inserimento dei loro dati personali in tali database. La Commissione si interroga inoltre sull'effettiva e corretta applicazione delle nuove disposizioni italiane che permettono agli abbonati di non acconsentire all'uso dei dati che li riguardano.

Secondo la normativa europea, gli Stati dell'UE hanno l'obbligo di garantire che gli abbonati che figurano in un elenco pubblico siano informati sugli scopi dell'elenco. Essi devono dare un consenso esplicito all'uso a fini commerciali dei dati personali. Poiché l'Italia è venuta meno a tale obbligo, la Commissione ha deciso di inviarle una lettera di costituzione in mora, la prima fase di un procedimento di infrazione. Il ruolo principale dell'esecutivo comunitario è infatti quello di garantire il rispetto delle norme del Trattato UE. L'Italia dispone di due mesi per rispondere: se non lo farà, o se le risposte non saranno soddisfacenti, la via verso la Corte di Giustizia sarà aperta.

"Nella moderna società digitale è essenziale il pieno rispetto della vita privata degli utenti dei servizi di telecomunicazioni" ha affermato la commissaria europea responsabile del settore Viviane Reding. "La direttiva europea sulla tutela della vita privata nel settore delle comunicazioni elettroniche offre ai cittadini una serie di strumenti per proteggere la privacy e i dati personali. È preoccupante constatare che non solo l'Italia non ha recepito nel proprio ordinamento interno le disposizioni previste dalla direttiva, ma anche che le autorità italiane hanno prorogato la possibilità di usare banche dati contenenti dati personali di cui non è stato consentito l'utilizzo. È nostro compito garantire che tutti gli Stati dell'UE rispettino le norme comunitarie, in modo che i cittadini si sentano sicuri nel mercato unico delle telecomunicazioni e siano informati dell'uso che viene fatto dei loro dati personali."

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